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Channel: Pasticcerie – Dissapore
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Solo a Parigi e non altrove: 30 dolci da provare prima possibile

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A Parigi estingueremo la nostra sete di belle cose create da artisti famosi. A Parigi vagheremo nel Palazzo del Louvre e osserveremo i dipinti di Raffaello, Michelangelo e Da Vinci (aridatece la Gioconda).

A Parigi accompagneremo i nostri marmocchi a Disneyland Paris, malediremo le mascotte di peluche e ci consoleremo affondando la faccia in un vassoio di croissant.

Altro che innamorati, Parigi è per gli affamati.

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Centinaia di pasticcerie, café e boulangerie, vetrine traboccanti di pani dolci, piramidi di macaron variopinti, scalate di strati di millefoglie e discese dalle vette di profiterole.

E va bene la cultura, gli Impressionisti, gli archi e le torri, ma “Opéra” è pure il nome di una torta, e i Campi Elisi sono quelli dove ci si sfonda di Saint Honoré.

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Ebbene, se Parigi è sempre una buona idea, noi siamo generosi e ve ne diamo altre trenta. Non contenti, vi segnaliamo anche il concorso #viaggiointesta: iscrivetevi e potreste vincere un viaggio nella meta (gastronomica) dei sogni.

Per quelli che partono e le valigia è sempre sul letto, una lista aggiornata con i dolci più buoni sulla piazza parigina, testati e approvati da noi, indirizzi compresi.

Per quelli che restano, una bella scarica di dopamina, che tra papille e pupille, è soltanto una vocale a fare la differenza.

1. Croissant (Croissant au beurre)

croissant
Identico al cornetto nella forma e meno nella sostanza (la versione italica contiene uova), realizzato con pâte feuilletée (pasta sfoglia) o pasta lievitata, generalmente privo di farcitura.

Du Pain et des Idées
34 rue Yves Toudic
75010 Paris
01 42 40 44 52

Des Gateaux et du pain
63 Boulevard Pasteur
75025 Paris

Gontran Cherrier
22 rue Caulaincourt – 75018 Paris
8 rue Juliette Lamber 75017 Paris

Pierre Hermé

croissant-ispahan
(stratosferico il suo croissant Ispahan, farcito con pasta di mandorle e rosa damascena, lamponi e composta di litchi, e laccato da una glassa di acqua di rose e lamponi disidratati)

72 rue Bonaparte, Paris
185 rue de Vaugirard, Paris

Blé Sucré
Piazza Trousseau
7, rue Antoine Vollon (12th)
Tél: 01 43 40 77 73
Métro: Ledru-Rollin

2 Mille-feuille

Millefeuille-Vanille
Tre strati di pasta sfoglia croccante farciti con crema pasticciera (panna montata o confettura), spolverati con zucchero a velo o mandorle tostate e talvolta sormontati da uno strato spesso di crema Chantilly (panna montata con bacca di vaniglia).

Mille-Feuilles

La Maison Pichard
88 rue Cambronne
75015 Paris
France
Vaugirard/Grenelle

Jacques Genin
133 rue de turenne – paris
27 rue de varenne – paris

Pâtisserie Des Reves
93, Rue du Bac, 75007 Paris

Jean Paul Hevine
41 rue de Bretagne
75003 Paris

3 Paris Brest

Paris-Brest
Dolce parigino nato per celebrare la Paris-Brest-Paris, gara ciclistica.

Torta a forma di ruota fatta di pasta bigné, spolverata con mandorle tritate e farcita con una crema alla nocciola pralinata.

Pâtisserie Des Reves
93, Rue du Bac, 75007 Paris

LPDR-Paris-Brest

Jacques Genin
133 rue de turenne – paris
27 rue de varenne – paris

paris-brest-genin

Sébastien Gaudard
22, rue des Martyrs 75009 Paris
1, rue des Pyramides 75001 Paris

4 Tarte au citron

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Un guscio di pâte sucrée (pasta frolla) ripieno di crema a base di succo e bucce di limone.

Classico moderno è il gioiellino di Jacques Genin, pasticciere francese leggendario, arricchito con lime e foglie di basilico.

Jacques Genin
133 rue de turenne – paris
27 rue de varenne – paris

Arnaud Larher
Boutique 53 rue Caulaincourt
Boutique 57 rue Damrémont
Boutique 93 rue de Seine

5 Galette des rois

MEURICE_Galette-des-rois
Il dolce della Ventesima Notte pagana, o dell’Epifanìa se volete, nato nella regione francese della Loira .

La versione parigina è fatta con pasta sfoglia ripiena di crema frangipane alle mandorle, spesso venduta insieme ad una coroncina dorata di cartone. Al suo interno cela una fève (fava), trovatela e vi sentirete regnanti per un giorno.

Galette-Arnaud-Lahrer

Poilane

8 rue du Cherche-Midi, Paris 6th
49 bld de Grenelle, Paris 15th
38 rue Debelleyme, Paris 3rd

6 Macaron

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Scrigni vezzosi e colorati di mandorle polverizzate, zucchero e albumi. Racchiudono sfumature incalcolabili di creme, ganache e confetture.

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Pierre Hermé

qui tutti gli indirizzi delle sue boutique

7 Religieuse

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Altro pasticcino tipico della capitale francese, assemblato in una piccola costruzione verticale di choux o éclair ripieni di crema al caffè, cioccolato o vaniglia, e glassati con zucchero fondant (fondente).

Religieuses_framboises_

Maison Pradier

qui tutte le sedi

Carl Marletti
51 Rue Censier, 75005 Paris

Cristophe Michalak

16 rue de la Verrerie
Métro Hôtel de Ville sur la ligne 1

8 Gâteau Opéra

torta-opera-dallayau
Torta di mandorle fatta a strati, appartenente alla famiglia delle Jocond, inzuppata con bagna al caffè e liquore, farcita con ganache e crema al caffè e ricoperta con una glassa decadente di cioccolato.

Dallayau
qui tutte le sedi

Lenôtre

opera
qui tutte le sedi

9. Éclair

Eclair-chantilly-fragole
Dolcetti allungati di pasta choux e ripieni di crema pasticciera, aromatizzata con qualsiasi ingrediente conosciuto dal genere umano. Sempre glassati, tradizionalmente con un velo di zucchero fondente (fondant).

L’Écleir de Genie

Eclair-de-Génie-
qui tutte le boutique

10. Saint Honoré

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Santo patrono di pasticcieri e fornai e dolce parigino più famoso della Tour Eiffel.

Base di pasta sfoglia, anello di pasta bigné e corona di chou caramellati. Tutta questa meraviglia è ripiena di crema chiboust, crema pasticciera arricchita con albumi montati, e decorata con panna montata.

Mandarin Oriental
251 rue Saint-Honoré, 75001 Paris

saint-honore

Le Meurice
228 Rue de Rivoli, 75001 Paris

Pâtisserie Des Reves
93, Rue du Bac, 75007 Paris

11. Madeleine

madeleine2
Tortina soffice e brunita dal burro, a forma di conchiglia, una quattro quarti spesso profumata agli agrumi e lievemente glassata (alcuni aggiungono all’impasto del latte o nocciole tritate).

Mettete da parte le memorie di Proust, non è fondamentale rivivere la prima caduta dal triciclo per divorarne una ventina.

madeleine

Blé Sucré
Piazza Trousseau
7, rue Antoine Vollon (12th)
Tél: 01 43 40 77 73
Métro: Ledru-Rollin

12 Mont blanc

mont-blanc
Montagnetta intessuta di crema di marroni passati al setaccio, cotti in una dolce miscela di latte, zucchero e vaniglia, innevata in cima da una soffice coltre di Chantilly.

Angelina

mont-blanc-classico
qui tutte le sedi

13. Canelé (o Cannelé)

cannele
Tipico di Bordeaux e di tutta la Francia sud-occidentale, molto diffuso anche a Parigi.

Dolcetto dal cuore umido e superficie scura di caramello croccante, risultato di una particolare pastella aromatizzata al rum e cotta nei tradizionali stampini di rame.

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Jean Millet
103 rue Saint-Dominique

Lemoine
74 Rue Saint-Dominique, 75007 Paris

14. Crêpe

crepes
Quella fatta con farina di grano saraceno (Blé noir) si chiama galette, da non confondere con la versione dolce e internazionale, realizzata con una semplice pastella di farina, zucchero, uova e latte, e farcita con mele (all’Alsaziana), marroni (à la cévenole), lamponi, liquore Chartreuse (alle erbe) e Champagne, agrumi e liquore Curaçao (Crêpes Suzette)

Breizh Café
109 Rue Vieille Du Temple, Paris

15. Kouign-amann

Kouign-Amann3
Altra specialità Bretone, lo scioglilingua deriva da “kouign”, che nella lingua locale signifa “torta”, e “amann”, burro.

Si parte da una base di pasta lievitata (40%), laminata con burro (30%) e zucchero (30%). Il risultato è una brioche profumata di burro caramellato, una specie di Paradiso appiccicoso.

Bouchon Bakery
Georges Larnicol

Paris Odéon
132, bd St Germain

Paris Rivoli
14, rue de Rivoli

16. Clafoutis

Clafoutis
Nasce nel Limousin, come l’auto ma senza la “e”, con capitale Limoges. Da clafir = riempire, consiste in uno strato di ciliegie nere che affonda in un impasto di uova, zucchero, farina e burro.

Badate bene, il clafoutis è solo quello di ciliegie, tutti gli altri son nessuno e si chiamano flognarde.

Photo clafoutis Gérard Mulot

Gérard Mulot
Magasin Saint Germain
76, rue de Seine
75006 Paris

Magasin Glacière
93, rue de la Glacière
75013 Paris

Salon de thé L’Amaryllis
12, rue des 4 Vents
75006 Paris

17. Tarte Tatin

Apple Tart Tatin

La torta leggendaria che si prepara al contrario.

Immaginate zucchero e burro che si infiltrano nelle mele fino a renderle trasparenti, la frutta serbata da un disco di pâte à foncer fine o ordinaire (pasta brisée), in alcuni casi di pasta sfoglia. Favoleggiate tra il vapore che profuma di dolce ed il caramello che cola nel piattino.

Berthillon
29-31 Rue Saint-Louis en l’Île, 75004 Paris

Blé Sucré

tarte-tatin2
Piazza Trousseau
7, rue Antoine Vollon (12th)
Tél: 01 43 40 77 73
Métro: Ledru-Rollin

Ladurée
qui tutte le sedi

18. Crème brûlée

creme-brulee
Annoverata tra i piccoli piaceri della dolce Amélie Poulin, quella della voce narrante sulle note di Yann Tiersen (occhio, il Café del film è una trappola per turisti).

Crema al sapore di vaniglia, cotta nei tradizionali ramequin (le pirofiline), ricoperta di zucchero e poi ripassata al grill o con il cannello da cucina.

Les Enfants Perdus
9 Rue des Récollets,75010 Paris

19. Choux à la crème

Choux_Praline
Palline di pasta choux, come suggerito dal nome, ripiene di crema pasticciera, Chantilly o altre diavolerie cremose.

Talvolta ricoperte di granella di zucchero (chouquettes) o da un sottile strato croccante, fatto con zucchero di canna, burro e farina (craquelin).

chou-chou-praline-gateauxjpg

Sadaharu Aoki
qui tutte le sedi

La Maison du Chou
7 Rue de Furstemberg, 75006

20. Pain au chocolate (o Chocolatine)

viennoiserie
Fagottino da colazione simile al croissant, sfogliato alla stessa maniera ma farcito durante la formatura con una o due barrette di cioccolato fondente.

La diatriba su quale dei due nomi sia il più corretto (Pain au chocolate/Chocolatine) è ancora in corso, leggete con attenzione le etichette o il fornaio vi insulterà brandendo una baguette.

Véronique Mauclerc
83 rue Crimée
75019 Paris

Maison Kayser
qui tutte le sedi

21. Ispahan

ispahan
Questa la descrizione del suo creatore, il pasticciere dei sogni Pierre Hermé:

Macaron rosa, crema di petali di rosa, lamponi interi, litchis.

Molto più che una torta, questa creazione è felicità pura. Estasi al primo morso. Sotto il guscio di un macaron colorato, tenero e croccante insieme, i sapori si fondono a comporre una combinazione irresistibile. La sottile sintonia tra la crema dolce di rosa e la nota floreale del litchi viene accentuata dal brio deciso del lampone fresco. Gusto corposo e sentori acidulati si mescolano, risvegliando una miriade di sensazioni al palato. I sapori dell’Ispahan si fondono in perfetta armonia.”

ispahan-ripieno

Pierre Hermé

72 rue Bonaparte, Paris
185 rue de Vaugirard, Paris

22. Fantastik

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Creazione originale del pasticciere/demistificatore Cristophe Michalak, per creatività e improvvisazione potremmo associare questo dolce ad una pizza.

Ibrido tra una torta morbida, una crostata e un dessert moderno, impeccabile nel suo disordine orgiastico, né stucchevole, né troppo burroso, sempre realizzato con frutta di stagione.

Le combinazioni di gusto e colore sono infinite, scegliere non è mai stato così facile.

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Cristophe Michalak
16 rue de la Verrerie
Métro Hôtel de Ville sur la ligne 1

23. Palmier

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Ventaglio di pasta sfoglia croccante e caramellata, specialità parigina che in Italia chiameremmo “prussiana”. Dolcetti ricavati da strisce di pasta sfoglia spolverate di zucchero a velo, lunghe circa 30 cm e spesse 6mm, e poi arrotolate con cura verso il centro.

Sebastien Degardin
200, rue Saint-Jacques – 75005 Paris
Tél. : 01 43 07 77 59

Ladurée
qui tutte le sedi

24. Profiterole

Profiteroles
Si parte dal tradizionale chou, sprizzato da una sac à poche e poi farcito con crema pasticciera alla francese. I bocconcini ripieni vengono disposti a piramide sul piatto da portata e poi inaffiati con una colata scura di salsa al cioccolato.

Profiterole Chérie
17, rue Debelleyme, Paris 3ème
Métro : Filles du calvaire (ligne 8)

25. Pain perdue

pain perdue
Pietanza dalle origini tanto umili quanto antiche, vecchio escamotage per riciclare gli avanzi.
Oggi il pane è stato rimpiazzato dalla brioche, più saporita e soffice, e il dolce ha acquistato dignità e brillantezza.

La mollica viene inzuppata con una pastella di uova, zucchero, latte o panna, spesso profumata con cannella, vaniglia o noce moscata, e successivamente cotta al forno in una pirofila.

Des Gateaux et du pain
63 Boulevard Pasteur
75025 Paris

26. Napoléon

Cafe-Pouchkine-napoleon-2
Esclusiva del Café Pouchkine, tempio parigino della cucina/pasticceria russa (e non solo).

Prendete nota: fagottino croccante fuori, perfettamente sfogliato, che racchiude un cuore di pasta croissant avviluppata da una crema ricca alla vaniglia Bourbon, e guarnito con una manciata di fragole e frutti di bosco.

Serve aggiungere altro?

Café Pouchkine
qui i 3 indirizzi

27. Croquembouche

croquembouche
Quello tradizionale è composto da una torre di choux profiteroles ripieni di crema e tenuti insieme da una glassa di zucchero cotta au cassé, fino a diventare vitrea e croccante.

I fili di zucchero vengono realizzati intingendo nella glassa una frusta monca, a cui è stata trinciata la parte finale, e tessendo una maglia fine e traslucida.

Sébastien Gaudard
22, rue des Martyrs 75009 Paris
1, rue des Pyramides 75001 Paris

Ladurée
qui tutte le sedi

28. Tarte aux fraises

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Scrigno di pasta sucrée o sablée (pasta frolla) cotto in bianco, successivamente riempito con confettura o crema pasticciera, guarnito con fragole tagliate a metà e lucidate con una passata sottile di gelatina brillante.

Gérard Mulot
Magasin Saint Germain
76, rue de Seine
75006 Paris

Magasin Glacière
93, rue de la Glacière
75013 Paris

Salon de thé L’Amaryllis
12, rue des 4 Vents
75006 Paris

Pain de Sucre
14 Rue De Rambuteau
75003 Paris

29. Financier

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Tortina sobria e vintage, né muffin, né quattro quarti, morbida e a forma di lingotto. La superficie è croccante e dorata, la mollica profumata di vaniglia e arricchita da una miscela di mandorle e nocciole in polvere.

Hugo&Victor
40 bd Raspail 75007 Paris
7 rue Gomboust 75001 Paris

Le Moulin de la Vierge
105 Rue Vercingétorix, 75014 Paris
64 rue Saint-Dominique 75007 Paris

30. Tropeziénne

tarte-tropezienne
Pare sia stata Brigitte Bardot, durante le riprese del film “Piace a tutti”, a battezzare la famosa brioche di Saint-Tropez, attualmente diffusa in tutto il territorio francese.

Una nuvola soffice ingioiellata di zucchero bianco e ripiena di crema pasticciera profumata alla vaniglia.

Piace a tutti, proprio come B.B.

Sébastien Gaudard
22, rue des Martyrs 75009 Paris
1, rue des Pyramides 75001 Paris

La Tarte Tropézienne
3 Rue de Montfaucon, 75006 Paris

Occhei, il giro di giostra finisce qui, la piantiamo di torturarvi con immagini vietate ai minori.

E se la voglia di viaggiare , oltre che di dolce, vi ha colti all’improvviso, il concorso #viaggiointesta potrebbe tornarvi comodo.

Iscrivetevi, magari è la volta in cui vincete il viaggio dei vostri sogni, e invece che le cartoline, inviateci qualcosa da mangiare.”


Firenze: perché Hello Kitty si e McDonald’s no?

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Dal rifiuto che il sindaco di Firenze Dario Nardella ha opposto all’apertura di un McDonald’s in Piazza Duomo, con gran codazzo di polemiche, è passata solo qualche settimana.

La giunta comunale ha spiegato le ragioni: il progetto architettonico, con una svettante M gialla pericolosamente vicina a Santa Maria del Fiore, il fast food, giudicato poco consono al contesto, l’incidenza dei prodotti italiani IGP e DOP, giudicata troppo modesta.

Eppure, fresca fresca, arriva la nuova dell’apertura in Via del Corso 12, pieno centro storico della città, della prima pasticceria europea dedicata a Hello Kitty.

Siamo a una manciata di metri da Piazza della Repubblica, e dalle prime foto s’intravede il tenore lisergico, rosa bon-bon che la gattina giapponese si porta dietro da oltre quarant’anni.

hello kitty, firenze

E possiamo anche immaginare il resto: la gamma di dolci rosa confettati, dai macaron ai muffin, le caramelle, i lecca-lecca. Bancone, vetrine, gadget: tutto griffato col il musetto bianco e il fiocco rosa.

Nonostante l’apertura sia prossima tutto tace in città, nessun distinguo dalla giunta comunale né da bottegai e ristoratori, strenui difensori del regolamento Unesco che prevede il 50% almeno di cibo a km0, e in ogni caso ‘tradizionale’.

Legittimo a questo punto chiedersi perché McDonald’s no e sì invece all’azienda che gestisce il marchio giapponese?

[Crediti | Link: Dissapore, Corriere Fiorentino; Foto: Puntarella Rossa, Corriere]

Arrivano i cronut e Londra si mette in fila

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Sono tornate. Le lunghe, lunghissime file per il cronut –il dolcetto ibrido, metà donut e metà croissant inventato da Dominique Ansel, il genio del male– sono tornate.

Ieri, a Londra, con l’apertura della prima pasticceria europea dedicata al cronut, è sbarcata l’isteria diabetica (che noi conosciamo bene dopo tutte le file fatte a New York), e lo ha fatto sotto forma di brulicante carovana, di cui serbiamo ancora il ricordo e che risale al 2013 e poi al 2015, nel medesimo frangente ma a Tokyo (dove sono decisamente affezionati alle creazioni di Ansel).

I cronut-dipendenti si sono messi diligentemente in fila dalle 5 del mattino, nella paziente attesa di versare l’obolo in cambio del dolcetto che ha fatto impazzire tutti.

Secondo un portavoce di Ansel, c’erano più di duecento persone in coda, per i primi, caldi, sfogliosi cronut.

cronuts2

L’apertura, prevista alle 8 del mattino, è avvenuta nel distretto di Belgravia: uno dei quartieri più regali e ben vestiti di Londra, sede di alcuni dei negozi preferiti dai regnanti inglesi e, da oggi, anche di una delle pasticcerie più richieste.

Ci sono, dopotutto, validi e svariati motivi che giustificano questa colonna quasi chilometrica dinanzi alla prima Cronut’s Bakery d’Europa.

Il primo si chiama Liquid Peanut Butter Mousse Cake: pannacotta fatta con crema fresca locale e un sottile strato di aceto balsamico e, come topping, gelèe di erbe.

Il secondo, invece, Paris-London: pasta choux farcita con una mousse aromatizzata al tè Earl Grey e cioccolato.

Più di un terzo dell’intera offerta, infatti, è stato studiato appositamente per gli esigenti gusti della clientela londinese.

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Inoltre, è garantito un gusto speciale che cambierà di mese in mese. Quello inaugurale è Salted Butterscotch con cacao, una specie di caramello con zucchero di canna e cioccolato.

[Crediti | Link e Foto: Dissapore, Eater]

10 colazioni senza rivali a Torino

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Torino. Difficile resistere al suo fascino. Eppure, solo fino a una decina di anni fa, il capoluogo sabaudo non godeva certo di quella considerazione che oggi ne fa una delle mete turistiche più ambite, e i torinesi erano gli unici a godersi il fascino elegante della loro amata città.

Poi, nel 2006, a Torino si sono svolte le Olimpiadi invernali, tutto il mondo ha potuto vedere quanto affascinante fosse la città e da allora schiere di turisti hanno iniziato ad affollare il capoluogo piemontese, riversandosi non solo nelle sue vie dal sapore parigino o nei suoi grandi viali alberati, ma anche negli innumerevoli locali che fanno di Torino una delle più importanti mete gastronomiche italiane.

E certamente non solo per  la bagna cauda e i tajarin, ma anche per le colazioni a base di morbidi croissant e confortanti bicerin, che fanno del capoluogo sabaudo uno di quei luoghi dove potersi concedere una colazione veramente memorabile.

Per coloro che si recano nell’elegante capoluogo piemontese, ma anche per i torinesi stessi, vale la pena considerare le segnalazioni contenute nel “Saporario 2017“, la guida pubblicata da La Pecora Nera che suggerisce la migliore pausa gourmet a Milano, Roma e Torino in sei fasce orarie, vale a dire colazione, aperitivo, pranzo, merenda, cena e dopocena.

Le abbiamo riassunte in questa lista dei dieci locali dove rinfrancarsi con colazioni di altissimo livello, degne della prestigiosa tradizione pasticciera torinese, tra riti immutabili e novità meno conosciute.

10. Maggiora

Corso Fiume 2 (borgo Crimea)

maggiora torino

Situato nell’esclusiva zona Crimea, ai piedi della collina a ridosso del lungo Po, e a pochi minuti dal parco del Valentino così come dal centro città, Maggiora è un piccolo ma gradevole bar-pasticceria dove l’attenzione per i cliente raggiunge altissimi livelli, come testimoniato dal piccolo cartello visibile dietro il bancone: “sei il caffè non vi piace, ve lo rifacciamo”.

Da Maggiora si trovano ottime brioche semplici o ripiene, strudel, tortine di frutta e anche una discreta scelta di pasticceria secca e fresca, nonché preparazioni salate disponibili sia per il pranzo che per l’aperitivo. Per quanto riguarda il bar, da segnalare il cappuccino gradevole e il caffè aromatico e corposo.

La stessa gestione si occupa anche del locale gastronomia accanto specializzata in piatti freschi della tradizione italiana.

Servizio: rapido ed efficiente anche durante l’orario di massimo afflusso, con gestori cordiali e disponibili.
Adatto a: chi intende una pausa godendosi la vista della bella collina torinese
Prezzi: prezzo caffè 1,10 euro, cappuccino 1,30 euro, lievitati 1,20

9. Gran Bar

Piazza Gran Madre di Dio 2 (Borgo Po)

gran bar torino

Il Gran Bar è situato a ridosso della collina e di fronte al Po. Un tempo si chiamava Caffè delle Vigne, perché aperto in mezzo ai terrazzamenti dedicati alla coltura delle viti, e solo negli anni Sessanta ha preso l’attuale nome di Gran Bar.

Nonostante il locale non abbia conservato la suggestiva aura di molti altri caffè della capitale sabauda, è comunque un punto di ritrovo per molti torinesi, anche considerato l’orario di apertura che va dalle 7 del mattino all’una e mezza di notte, con un’ampia offerta di formule, dal sushi bar al take-away.

Per la colazione, è ampia la scelta dei lievitati disponibili. Da segnalare le brioche con crema pasticciera, soffici e profumate per quanto il ripieno non sia sempre distribuito in modo omogeneo, mentre meno convincente è risultato il cappuccino, con la schiuma che non legava con il latte e con il caffè.

Servizio: gentile, cortese e efficiente anche durante le ore di punta
Adatto a: chi voglia concedersi una pausa in una delle zone più esclusive della città
Prezzi: caffè 1 euro, cappuccino euro 1,20, lievitati 1,20

8. Venier

Via Monte di Pietà 22 (Quadrilatero romano)

bicerin venier

La pasticceria Venier, situata nei pressi del Quadrilatero Romano, è una delle pasticcerie torinesi di maggior tradizione. Qui si possono trovare dolci da colazione o torte da forno, pasticceria mignon o da tè e cioccolata artigianale di ottima qualità. A Natale, inoltre, è sempre disponibile il panettone di produzione propria, così come la colomba e le uova di cioccolata a Pasqua.

Anche la caffetteria si attesta sugli stessi, elevati livelli, sia per quanto riguarda i classici cappuccini e caffè sia per altre bevanda da caffetteria, quali i “ marocchini” o la cioccolata calda.

Deliziosi i croissant, nella versione semplice o farciti con confettura di albicocche, o ancora con una squisita crema gianduia, perfetti per fragranza, cottura, dosaggio del burro e qualità dei ripieni.

Anche il cappuccino è gradevole e caratterizzato da una schiuma cremosa, così come il caffè correttamente estratto, con gusto deciso e persistente e con una piacevole crema.

Servizio: efficiente e gentile, anche nelle ore di maggior afflusso.
Adatto a: una sosta rinfrancante in ogni momento della giornata.
Prezzi: caffè 1,10 euro, cappuccino 1,50 euro, lievitati normali 1,50 euro, piccoli 1 euro.

7. Capello

Via Asinari di Bernezzo 48 (Parella)

pasticceria capello

Zona non centrale per quest’ottima  pasticceria che vanta una clientela affezionata. Qui si può scegliere tra un’ampia gamma di dolci artigianali, quali le torte con varie creme, i classici dolci da forno, pasticceria fresca e secca, mignon e praline.

Presente anche il servizio di caffetteria, che propone una grande varietà di lievitati, disponibili anche in versione integrale e vegan, e un cospicuo assortimento di panini e tramezzini per la pausa pranzo. Disponibile anche l’aperitivo, su prenotazione.

Da segnalare per la colazione il burroso croissantcon pasta fragrante e leggera e ripieno di marmellata, per quanto quest’ultima non troppo abbondante. Più consistente invece il ripieno dello strudel di pasta sfoglia, non troppo dolce e gradevolmente speziato. Buono anche il cappuccino, corposo e schiumoso, così come anche  il caffè, caratterizzato da una crema persistente e da un gradevole aroma.

Servizio: cortese e gentile
Adatto a: chi ama una buona colazione classica.
Prezzi: caffè 1,10 euro, cappuccino 1,40, lievitati 1.30

6. Pastarell

Piazza XXVIII dicembre, 3 (quadrilatero romano)

pastarell

La pasticceria Pastarell, collocata nel centro storico della città, tiene fede al suo nome che rimanda immagini di ottimi dolci e fragranti paste dolci.

Nel locale si trova un’interessante selezione delle classiche paste napoletane, come cornetti, sfogliatelle, zeppole e babà, disponibili anche in versione mignon.

Da segnalare i fragranti cornetti, tra cui spiccano quelli al cioccolato, con una ghiotta e cremosa farcitura, e il “Napoli”, ripieno con crema pasticciera e amarene candite.

Buon il caffè, aromatico e correttamente estratto, così come il cappuccino, con schiuma ricca e persistente.

Servizio: cortese, professionale e gentile.
Adatto a: chi vuole concedersi una pausa di gusto nel centro delle città.
Prezzi: caffè 1 euro, cappuccino 1,50, lievitati 1,50 euro.

5. Gerla 1927

Corso Vittorio Emanuele II, 88 (centro)

gerla torino

Fondata nel 1927 col nome di “Eccelsa”, questa pasticceria storica si trova sotto i suggestivi portici di corso Vittorio Emanuele II, poco distante dal monumento dedicato allo stesso Re Vittorio.

Nel corso degli anni si sono succedute diverse gestioni, ma il livello del locale è rimasto sempre di qualità. L’ultimo proprietario ha trasformato la pasticceria in modo sostanziale rispetto al modello originario, e al momento il locale offre ben 25 tipi diversi di lievitati, tra cui ad esempio il nido di creme e la veneziana. Ottimo il primo, farcito di abbondante crema pasticciera, così come anche la profumata veneziana.

Cremoso il cappuccino, mentre il caffè si presenta leggermente sovraestratto e con aroma di bruciato.

Servizio: veloce, impeccabile e sorridente
Adatto a: chi intende fare una colazione veloce al bancone ma anche comodamente seduto nelle raccolte salette del piano sottostante.
Prezzi: caffè 1 euro, cappuccino euro 1, 30, lievitati normali 1, 30, veneziane euro 1, 80

4. Bar Zucca

Via Antonio Gramsci 10 (Centro)

bar zucca torino

Il bar Zucca è stato una delle mete preferite dei torinesi fino agli anni Novanta, nella storica sede sotto i portici di Via Roma, dove si servivano, tra le altre cose, indimenticabili cocktail rossi e verdi e tramezzini colorati con il mascarpone tartufato.

Chiuso nel 2000, ha riaperto i battenti nel 2013, in via Gramsci, non troppo distante dalla vecchia sede, con orario di apertura dalle 8 alle 23, riuscendo così a soddisfare ampie fasce di clientela.

Per colazione, discreto il caffè, dal gusto forte e persistente ma con una crema troppo eterea, e con la tendenza a dissolversi subito dopo il primo sorso. Ottimo e ben equilibrato invece il cappuccino, con una densa e ricca schiuma.

Buoni anche i lievitati, freschi e fragranti e abbondantemente farciti con diversi tipi di confettura.

Servizio: rapido e cortese, sia con i nuovi avventori che con i clienti abituali.
Adatto a: coloro che conducono una variegata vita mondana
Prezzi: caffè 1,10 euro, cappuccino euro 1, 60, lievitati euro 1,50

3. Beatrice

Corso Bramante 61 (Carducci)

pasticceria beatrice torino

Collocata all’angolo della trafficata piazza Carducci, questa pasticceria storica propone una vasta selezione di dolci, quali biscotti secchi, praline, Sacher mono-porzione, come anche una grande varietà di lievitati. Ottimi i croissant perfettamente lievitati e con ampia alveolatura, testimone di una corretta dosatura del burro.

Buone anche le farce, specie quelle a base di crema pasticciera o di crema di nocciole. Eccellenti inoltre sia il cappuccino che il caffè dall’aroma molto persistente ma penalizzato dall’essere servito in un’ampia tazza, che obbliga a un consumo veloce se non si vuole correre il rischio che la bevanda si raffreddi velocemente.

Servizio: efficiente, veloce e professionale, per quanto freddo  e abbastanza avaro di sorrisi
Adatto a: chi vuole iniziare la giornata con gusto.
Prezzi: caffè 1 euro, cappuccino 1,30 euro, lievitati 1, 30 euro.

2. Orso

Via Claudio Luigi Berthollet 30/g (San Salvario)

orso laboratorio caffè

Una tra le migliori caffetterie non solo di Torino ma di tutta Italia. Qui, i cultori del caffè trovano una varietà di miscele e di tecniche di preparazione con pochi eguali.

Il locale, di pochi metri quadrati, è gestito da Giuliano, luminare del caffè che informa il cliente con dovizia di particolari sulle diverse proprietà dei mono-origine, a ognuno dei quali dedicato uno specifico macina-caffè che viene attivato nel momento della preparazione.

Ciò che ne scaturisce è spesso un risultato entusiasmante, tanto che il titolare è talmente sicuro della qualità da offrire gratis la prima consumazione, certo che chi ha provato il suo caffè tornerà sicuramente nel piccolo locale.

Da segnalare un eccellente Ethiopia yirga chefe, a 2,40 euro, dalle note gradevolmente acide con retrogusto agrumato, presenti anche nello squisito Salvador Pacamara, a 2,0 euro. Note di cacao, invece per il Nepal dell’Himalaya, villaggio Nuwakat a 3,10 euro.

Ma si possono anche gustare i caffè preparati in tutte le modalità a oggi conosciute: alla napoletana, con filtro a infusione, french press, aeropress o syphon.

Squisito il cappuccino, grazie alla miscela artigianale della casa, con schiuma ricca, pannosa e perfettamente in sintonia con la note acidule del caffè. Buoni anche i lievitati con cui accompagnare le bevande di caffetteria, per quanto non eccellenti: prodotti dalla pasticceria Leone, sono disponibili in diverse farciture, ma sono loro che hanno tolto al locale la possibilità al locale di ambire al massimo punteggio.

Servizio: “se andate di fretta, avete sbagliato indirizzo”. Questo il motto di Giuliano. E infatti, tra il macinare il caffè e illustrarne le caratteristiche, i tempi da trascorrere nell’accogliente locale risultano piacevolmente dilatati.
Adatto a: tutti gli amanti del caffè altissimo livello qualitativo
Prezzi: espresso 1,10 / 3,10

1. Raspino

Corso Regio Parco 24 (Regio Parco)

raspino, torinoraspino torinoraspino torino

Situato lontano dai clamori del centro, questo gioiello dell’arte pasticciera è situato in Corso Regio Parco, poco distante dal suggestivo Lungo Dora.

Nell’unica sala si trovano sia la vetrina colma di torte, cioccolatini e mignon, sia il bancone del bar, in cui una piccola parte è dedicata ai diversi tipi di lievitati, tutti preparati da Gino, l’anima del locale.

Vero capolavoro da segnalare è la treccia, con una squisita pasta soffice e fragrante arricchita da un velo di crema pasticciera, il tutto sormontato da granella di zucchero.

Ottimi i croissant e le girelle come il cappuccino, molto ben equilibrato, e il caffè dalla consistenza ricca e dalle calde note aromatiche.

Servizio: veloce, efficiente e cortese, grazie anche alla gentile cameriera in uniforme, in perfetto stile vintage.
Adatto a: una colazione veloce ma gradevolissima e ricca di gusto.
Prezzi: caffè euro 1, 10, cappuccino euro 1, 50, lievitati euro 1, 50.

I migliori cannoli siciliani di Palermo: Prova d’assaggio

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Abbiamo brigato assai per darvi la ricetta autentica, ma non ci è bastato. Allora siamo saliti sul primo volo per Palermo, con l’obiettivo di darvi una Prova d’assaggio mai vista finora: i migliori cannoli –simbolo dei dolci siciliani di Carnevale– che si fanno nelle pasticcerie di Palermo.

I contendenti sono dieci, la scelta delle pasticcerie mescola mostri sacri, nomi consolidati e qualche emergente. Un po’ di precisazioni prima di cominciare. La religione del cannolo palermitano è organizzata intorno a 3 comandamenti: non avrai altra farcia fuorché la ricotta; onora la scorza riempiendo il cannolo sul momento; non rinunciare mai ai canditi, sempre presenti.

Comandamenti rispettati da tutte le pasticcerie della lista, a differenza di quanto avviene in altre città siciliane, dove l’approccio al cannolo è meno dogmatico.

Nel test abbiamo valutato separatamente scorza, ricotta e canditi, l’insieme dei tre giudizi ha composto quello finale.

ANTICO CAFFE SPINNATO

Si dice in Sicilia che “se della gallina ne vale la pelle, del cannolo ne vale la bolla”. E nel cannolo di questa rinomata pasticceria in centro a Palermo, sobria ma comunque tra le più eleganti della città, la bolla attrae subito lo sguardo.

Cannolo Pasticceria Spinnato

Generosa al punto di scoppiare, esalta la leggerezza della scorza in cui è immersa, di un bel color bronzo leggermente troppo marcato.

Va meno bene con la ricotta, che appare lucida e troppo virata verso il colore crema.

Cannolo Pasticceria Spinnato

Nota di merito: non eccede in dolcezza questa ricotta, e anche i canditi, nonostante lo spessore maxi, risultano gradevoli. Come da ricetta non mancano le gocce di cioccolato.

Giudizio: volatile (nel senso che è volato via in pochi secondi).

VOTO: 8

NEW PARADISE

Leggete il nome, a cosa vi fa pensare? A una sala giochi sopravvissuta agli splendori degli anni Ottanta, probabilmente, non certo a una pasticceria.

Invece New Paradise è la casetta di marzapane delle favole, il posto dove la voglia di provare tutto diventa incontrollabile, e dove, di conseguenza, non ti aspetteresti di trovare un cannolo in cui l’interno della scorza è foderato da uno strato di cioccolato.

Cannolo New Paradise

Vox populi vox dei. I palermitani definiscono questi cannoli, con un cenno di biasimo, per turisti. E se il cioccolato serve a mantenere croccante la scorza nel tempo, copre il resto e incide pesantemente nel sapore. Che sapore ha, per esempio, la ricotta?

Cannolo New ParadiseCannolo New Paradise

Giudizio: turistico.

VOTO: 6

PASTICCERIA OSCAR

Giochiamo con i nomi. Se esistesse l’oscar del miglior cannolo, nessuno leverebbe alla pasticceria Oscar la nomination per la migliore scorza protagonista, vista la forma squadrata e molto invitante.

Cannolo Pasticceria Costa

Spalanchiamo le bocche: c’è una friabilità che conquista in questa scorza sottile e ben cotta, giusto un filo più di quanto dovuto.

Cannolo Pasticceria Costa

Peccato per i canditi, rotondi e collosi, che fanno bramare una maggiore freschezza. La vita è bella lo stesso.

Giudizio: cinematografico

VOTO: 7,5

PASTICCERIA SAN MICHELE

Senza infamia e senza lode, a voler essere sbrigativi, il cannolo di questa pasticceria che prende il nome dalla vicina Chiesa, un po’ snobbata dai palermitani, sicuramente più di quanto meriti.

Cannolo Pasticceria San Michele

Il primo assaggio rivela una scorza con tracce persistenti di frittura, la ricotta è poco saporita.

Cannolo Pasticceria San MicheleCannolo Pasticceria San Michele

Per contro la frutta candita è fresca, pronunciata nel sapore, tra le migliori di tutti i contendenti.

Giudizio: buoni, ma non si applicano.

VOTO: 6,5

PASTICCERIA CAPPELLO

Stuzzicante l’idea di criticare un luogo sacro della pasticceria palermitana con qualche cavillo dissaporiano sui cannoli. Sarebbe stato stuzzicante se li avessimo trovati questi cavilli.

Cannolo Bar Cappello

Invece il cannolo della pasticceria Cappello, dalla forma appena romboidale convince appieno nonostante l’eccesso di zucchero a velo, che renderà tutto più bello ma rischia di addolcire ulteriormente la ricotta già dolce di suo.

Cannolo Bar Cappello

Giudizio: inappuntabile

VOTO 8

JOSE’

Ecco il cannolo da colpo di fulmine, finalmente. Lo guardi e t’innamori per le sue differenze, imperfetto, ma invitante al punto che addentato il primo passeresti subito al prossimo.

Cannolo Bar Jose

Il cannolo della pasticceria Jose, amata a Palermo per il gelato artigianale, è più grande del solito e senza gocce di cioccolato.

Cannolo Bar Jose

Scorza biscottata e farinosa, chiara e voluminosa, tra tutte è quella che somiglia di più alle scorze preparate in casa. L’assenza quasi totale di bolle ricorda da vicino i cannoli al forno, tradizione unica di Troina, comune in provincia di Enna.

_DSC0079

Bianco-paradisiaca la ricotta cremosa, stemperata dai canditi sottili che abbondano.

Giudizio: autentico

VOTO: 8,5

PASTICCERIA COSTA

Sappiamo che i palermitani se la tirano quando parlano di cannoli (e di cassata). Se poi sono alla pasticceria Costa, luogo gattopardesco come pochi, lo fanno aprendo ulteriormente la o di cannolo, così: cannoooolo.

Lui, il cannolo, si adatta qui alle mollezze di un luogo elegante e snob frequentato dalla Palermo bene, tappa obbligata e barocca per i notabili della città.

Cannolo Pasticcera Costa

Nel lotto dei contendenti questo cannolo ha la forma più tozza, con le estremità –o bocche– molto aperte. La scorza è brunita, leggera e fragrante. Piccole e numerose le bolle.

_DSC0121Cannolo Pasticcera Costa

Interessante la lavorazione della ricotta, lasciata abbastanza grezza, ma dal sapore deciso e persistente. Candito sottile e non stucchevole.

Giudizio: Vic (very important cannolo)

VOTO: 8,5

MAGRI’

Cosa vuoi dire a posti come questo, che mantengono tradizioni familiari, introvabili altrove. La pasticceria Magrì è famosa per aver inventato e mantenuto nel tempo ottimi dolci locali dai nomi minimal: castagna e patata.

Cannolo Pasticceria F.lli Magri

Peccato che la frittura della cialda si senta troppo e finisca per rendere evanescente il gusto della ricotta. Per contro ottimo il candito, delicato e dal sapore pronunciato.

Giudizio: fritto e rifritto

VOTO: 6,5

PASTICCERIA MATRANGA

Cannolo espresso, cioè riempito al momento. Come vistosamente esplicitato da una scritta che compiace molto i palermitani. Non li sentirete mai dire “mi dia due cannoli”, bensì “mi riempia due cannoli”. Di avere cannoli pronti da un’ora non vogliono proprio saperne.

Cannolo Bar Matranga

Ora, tenendoci lontani dalle polemiche, per carità, i catanesi (come la sottoscritta) preferiscono il cannolo già pronto, per morderlo quando l’amalgama tra scorza e ricotta, spinto da pochi minuti di convivenza forzata, si è perfezionato.

Cannolo Bar Matranga_DSC0032

Torniamo a noi: la scorza non abbonda di sapore. Le strisce di frutta candita sono appiccicose e troppo zuccherate. Ricotta piacevolmente cremosa.

Giudizio: piacione.

VOTO: 6

PASTICCERIA ETTORE MATRANGA

Le pasticcerie Matranga sono due, oggi distinte e separate, si tratta comunque di esercizi che appartengono a due fratelli. Il cannolo di Ettore Matranga, attira e convince di più.

Cannolo Bar Ettore MatrangaCannolo Bar Ettore Matranga

Scorza appena farinosa ma dallo spessore inappuntabile. Le arance e le ciliegie candite, rotonde, sono abbastanza evanescenti. Il sapore della ricotta è pieno e soddisfacente, appena troppo dolce, ci sono le gocce di cioccolato.

Giudizio: scultoreo

VOTO: 7,5

Per svolgere la Prova d’assaggio abbiamo provato i cannoli sul momento e poi, dopo averli conservati in frigo, il giorno dopo. La scorza si è mantenuta integra e piacevole, per niente molliccia, e la ricotta ancora fresca.

Il panel di assaggiatori che ci ha aiutato era composto dai primi familiari disponibili, zii e parenti assortiti, tutti comunque mangiatori seriali di cannoli, che anche senza pedigree (a meno di non considerare tale il lavoro dei rispettivi dentisti), hanno evidenziato pareri contrastanti e divergenze, anche se alla fine l’intesa è stata trovata.

Prova d'assaggio cannoli Palermo

Complimenti ai vincitori del test: la pasticceria Josè, che realizza cannoli di carattere e personalità unica, dalla forma che ricorda un po’ i famosi cannoli di Dattilo, nel trapanese; piccoli e dalle bocche spalancate i cannoli della celebre pasticceria Costa, fatti apposta per piacere alla gente che piace.

[CREDIT: FOTO ALFIO BONINA]

Cannavacciuolo Bakery: lo chef campano apre una pasticceria a Novara

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Sicuramente Novara ha portato bene, ad Antonino Cannavacciuolo.

Talmente bene che, a distanza di appena due anni dall’apertura del suo elegante bistrot novarese, strutturato su tre piani e con splendido affaccio su Piazza Martiri della Libertà, lo chef campano ha deciso di raddoppiare la sua presenza nella città, dedicandosi questa volta al settore pasticceria.

E’ di questi giorni infatti la notizia – come riportato da La Stampa, che Cannavacciuolo ha rilevato la pasticceria Recalchi di Via Giotto, per darle nuova vita come “Cannavacciuolo Bakery”.

Fondata nel 1947 dai fratelli Remo e Romolo Recalchi, famosa negli anni Cinquanta per la presenza di Italo Capettino, all’epoca pasticcere dell’Alemagna, la più antica pasticceria della città aveva chiuso lo scorso 5 marzo, con il titolare esasperato dalle tasse e dalle spese.

Dai primi di giugno, la nuova pasticceria firmata dal giudice di Cucine da incubo proporrà ai novaresi dolci classici o innovativi, mentre dalla fine dello stesso mese sarà operativo il settore pralineria, con cioccolatini e cremini, specialità regionali e internazionali come macaron o babà al rum. In seguito,  lo chef di Villa Crespi integrerà l’offerta con focacce e pizze fritte.

Un ottimo motivo in più per fare al più presto una gita dolce a Novara. Aspettando il salato.

[Crediti | Link: La Stampa, Dissapore, immagine: Marco Alpozzi]

Cannavacciuolo Bakery: guardate i dolci della nuova pasticceria

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Maledire il fato che ha deciso di non farvi vivere a Novara.

Ecco cosa farete dopo aver letto che il 30 agosto scorso, come vi avevamo anticipato a maggio, Antonino Cannavacciuolo, ha aperto Cannavacciuolo Bakery, la sua pasticceria.

Cannavacciuolo Bakery: lo chef campano apre una pasticceria a Novara.

Portato ai massimi livelli di popolarità televisiva da Masterchef, il rifilatore seriale di pacche sulla schiena nella serie “Cucine da incubo”, guidato dal fiuto per gli affari di Cinzia Primatesta, moglie dello chef nonché proprietaria di Villa Crespi, il ristorante portato dallo chef di Vico Equense alle due stelle Michelin, non si è accontentato di essere proprietario a Novara dell’ormai celebre Café & Bistrot di piazza Martiri (già replicato a Torino, alla Gran Madre), ma ha fatto il bis aprendo una moderna bottega di pasticceria in via Giotto.

Proprio lì dove, fino al 5 marzo scorso, c’era la più antica pasticceria della città, Recalchi, fondata nel 1947 dai fratelli Remo e Romolo Recalchi, e nota negli anni Cinquanta per la presenza di Italo Capettino, pasticcere di Alemagna, marchio glorioso dell’epoca.

Cannavacciuolo Cafè & Bistrot: molte luci, qualche ombra.

Antonino Cannavacciuolo Bistrot a Torino: com’è e cosa si mangia.

Dall’inizio del post vi state chiedendo quali irresistibili accorgimenti avrà escogitato Cannavacciuolo insieme a Kabir Godi, ex chef pasticciere a Villa Crespi e da qualche giorno alla guida della nuova attività. Insomma, quali meraviglie si possono scofanare senza ritegno nella nuova pasticceria novarese.

Eccovi accontentati.

C’erano da aspettarsi riletture di dolci classici in chiave contemporanea, così è in effetti: kranz, torte intere e monoporzione, veneziane, praline e macaron, gli inevitabili babà al rum, il pane di San Gaudenzio, specialità locale, già cavallo di battaglia di Recalchi.

Ovviamente anche il necessario per laute colazioni: brioche e croissant dalle mille farciture anche in versione vegan, mignon e biscotteria, oltre a una linea personalizzata di cioccolatini.

In arrivo la produzione salata con focacce e pizza fritta e, visto che la popolarità di Cannnavacciuolo non si limita a Novara, anche la vendita online.

Siete persone, cari i nostri amati lettori, che riescono a tenere a bada la salivazione? Pensate di resistere alla vista dei dolci che trovate esposti sul bancone della bakery di Cannavacciuolo?

A scanso di pericoli, noi vi abbiamo messi in guardia.

cannavacciuolo bakery monoporzione

Monoporzioni

cannavaccioulo bakery dolci

Monoporzioni

cannavaccioulo bakery dolci

Dolci tentazioni

cannavaccioulo bakery dolci

Torte personalizzate

cannavaccioulo bakery dolci

Biscotteria

cannavaccioulo bakery dolci

Torte

cannavaccioulo bakery dolci

Pasticceria mignon

Il Buonappetito – In viaggio con la sfogliatella

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Questa mattina arrivo a Napoli in visita a un amico.

Ci vediamo all’aeroporto: sono le otto di mattina, abbiamo tutti e due gli occhi pesti di sonno e la voglia di parlare latita. Così saliamo in macchina e dirigiamo verso il centro.

Lui sa cosa cosa fare.

La cosa giusta è andare diritti da Attanasio, la pasticceria vicino alla stazione che sforna in continuazione sfogliatelle. Ricce o frolle, secondo i gusti. Un euro e venti cadauna, senza distinzione. Lui prende una riccia, io una frolla: una spolverata di zucchero e in un istante siamo in pace con il mondo.

Napoli: locali che m’inducono in tentazione nel tragitto casa-lavoro.

Pasticcerie: i 9 dolci più buoni di Napoli.

E io mi sento immediatamente, fortissimamente, intensamente, inequivocabilmente a Napoli.

Non c’è niente che mi faccia sentire in un posto più dei sapori.

Viaggio -come probabilmente tutti i golosi- soprattutto con la gola: se sono a Roma cerco prima la miglior carbonara piuttosto che la vista sul Colosseo; se sono a Venezia, non corro in piazza San Marco ma in un bacaro; a Palermo la cattedrale viene dopo Tanino lo stigghiolaro.

Non so se sia giusto o sbagliato, è semplicemente così: il mio senso più sviluppato è il gusto.

Lo uso per tutto: per scegliere le persone che mi piacciono (non voglio intendere che le assaggio, ma diffido degli inappetenti), per decidere i posti da visitare.

Conosco poco Napoli: ma vista da Attanasio -che è in quartiere super popolare, tutt’altro che turistico- è una città meravigliosa.


Guida ai maestri del cioccolato di Parigi

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A Parigi, si sa, le tentazioni sono notoriamente infinite, e non potevano di certo mancare quelle degli abilissimi maîtres chocolatier.

Lo sa bene il New York Times, che durante la recente edizione del Salon du Chocolat-  cinque interi giorni dedicati al cibo degli dei, dal 27 ottobre al 1° novembre,  nello spazio di 20.000 metri quadrati  -, dove le tentazioni si fanno più forti che mai, ha dedicato una guida ai grandi cioccolatieri parigini.

Solo a Parigi e non altrove: 30 dolci da provare prima possibile.

 

Ve la riproponiamo con qualche piccola  integrazione, nel caso in cui Parigi rientri nei vostri programmi per le prossime feste di Natale.

Patrick Roger

Il “Rodin del cioccolato”, come viene soprannominato il pasticciere nei cui negozi capeggiano spesso sculture a base di cacao che raggiungono gli 80 chili, sempre reperite, da vero perfezionista della materia prima, nei luoghi di origine: arance per le canditure in Corsica, fave di cacao a Vanuatu e in Ecuador, marron glacé piemontesi.

Roger produce in proprio anche  il miele che utilizza nel suo laboratorio e coltiva quattro varietà di mandorle che impiega per praline e cioccolatini. Nei 43 ettari delle due fattorie che possiede in Francia aiuta  inoltre gli agricoltori locali coinvolgendoli nella produzione.

Dove trovarlo: 108, boulevard Saint Germain.

Jean-Paul Hévin

Cioccolatiere e pasticciere, Hévin è proprietario di cinque punti vendita a Parigi e altri in Giappone. Di recente ha ristrutturato il negozio parigino trasformandolo in un bar “grand crue chocolate”.

Da non perdere le sue gananche mischiate con formaggio –memorabili quelle al Roquefort e al formaggio di capra– come i “sigari” di cioccolato, noti in tutto il mondo.

Dove trovarlo: 231 rue Saint-Honoré.

Edwart

Un marchio giovane, guidato dal 28enne Edwin Yansanè, che arricchisce l’aroma del cioccolato con erbe, spezie e ingredienti caratteristici delle cucine di tutto il mondo.

A Parigi, in tutti quei posti dove un gastrofissato vorrebbe andare a Parigi.

“Un viaggio sensoriale che va oltre la Francia, ecco cosa prometto alle persone che mangiano il mio cioccolato”, afferma il giovane cioccolatiere, che mantiene la promessa con praline al curry o allo Yoichi, un whisky giapponese, o con la ganache ai due pepi.

Dove trovarlo: 16, Rue Vieille du Temple.

Jacques Genin

Cioccolatiere autodidatta, Genin è riuscito sin dagli esordi, in un piccolo laboratorio nel 15mo arrondissiment di Parigi, a catalizzare l’attenzione degli intenditori francesi e non.

Oggi, Genin continua a stupire con i sapori perfettamente equilibrati, la meticolosità nella scelta degli ingredienti e la precisione chirurgica con cui presenta le sue creazioni, un assortimento che sembra introdurre più ad un cabinet de curiosités settecentesco che a una pasticceria.

Dove trovarlo: 133 Rue de Turenne.

Pierre Hermè

I turisti fanno la fila per acquisti e degustazioni da questa una star internazionale, definito il “Picasso della pasticceria” (la modestia, lo sappiamo, non è la virtù principale ei pasticcieri francesi). Truffes, praline, bonbon al cioccolato sono alcune delle sue più note specialità.

Memorabili i virtuosismi sul tema macarons, con abbinamenti sorprendenti: cioccolato e foie gras, fico e foie gras, olio d’oliva e vaniglia.

Dove Trovarlo: Rue Bonaparte 72.

Pierre Marcolini

Il più noto degli chef pâtissier belgi, incoronato campione del mondo della categoria ia a soli 31 anni (oggi ne ha 53). Marcolini sta ormai colonizzando Parigi dove ha già aperto cinque negozi, ma il suo feudo è ancora la capitale belga con otto punti vendita, più altri a Bruges e Liegi.

Marcolini acquista le fave di cacao da agricoltori indipendenti in Messico, Venezula, Cuba e Vietnam, gestendo in proprio il processo di produzione, dalla fava di cacao al prodotto finale.

Dove trovarlo: 89 Rue de Seine.

A la mère de famille

Una delle più vecchie cioccolaterie di Parigi, datata 1761, che dal 2000 è guidata dai quattro fratelli e sorelle Dolfi, figli dell’addetto alle caramelle del precedente titolare. Oggi l’offerta è completamente rinnovata, con praline e cioccolato in edizioni limitate proposte in confezioni caratterisiche curate dai noti illustratori.

Negli 11 punti vendita sono disponibili, tra cioccolatini e praline, anche i classici Palet Montmartre, il cavallo di battaglia della maison, ovvero un sottile strato di cioccolato farcito con pralinato o crema ganache.

Dove trovarlo: 39 Rue du Cherche-Midi.

Henry Le Roux

La prima nota biografica di Henry Le Roux riguarda il caramello salato, che ha fatto conoscere al mondo intero oltre 40 anni fa.

Oggi, la sua maison è stata acquisita dal colosso giapponese Yoku Moky, ma l’offerta di cioccolato, che comprende 29 varietà tra praline e cioccolatini, spesso giocate con innumerevoli sfumature di spezie e essenze floreali, resta di livello assoluto.

Dove trovarlo: 1 Rue de Bourbon le Château.

La Maison du chocolat

Grandi chef e cioccolatieri, da Jacques Genin a Gilles Marchal, si sono avvicendati nei 40 anni di attività della Maison du Chocolat.

Voglia di cioccolato: le 5 migliori maison di Parigi.

Nicolas Cloiseau, attuale titolare, continua nella scia dei prodotti tradizionali, affiancati da proposte contemporanee come l’Esprit salè, cioccolato offerto in cinque gusti diversi tra cui nocciole, olive nere, pralinato all’olio di oliva e ai funghi porcini.

Dove trovarlo: 225 rue du Faubourg Saint Honoré.

Le Chocolat Alain Ducasse

È stata la volontà di produrre in proprio il cioccolato necessario ai suoi ristoranti che ha spinto Alain Ducasse, nel 2013, a entrare nel mondo dei cioccolatieri professionisti, aprendo una “Manifacture” a due passi da place de la Bastille, lì dove c’era un’autorimessa, nell’11mo arrondissement.

Affidato il grande spazio con attrezzature vintage a Nicolas Berger, ex chef patissier del Plaza Athenée, il suo più famoso ristorante parigino, Ducasse ha fatto in modo di curare in casa tutta la fase produttiva del cioccolato, dalla tostatura della fava di cacao al temperaggio, compresa la formazione dei nuovi addetti. Oggi le specialità della casa sono praline, cioccolatini e bonbon ripieni di farciture, tutto proposto in confezioni eleganti e irresistibili.

Dove Trovarlo: 40, Rue de la Roquette.

Crediti: New York Times

Per queste 10 torte italiane trasgredirei alla dieta anche adesso

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Non se ne può più delle giornate internazionali, ogni pretesto è buono per festeggiare qualcosa, dall’hamburger alla pace interiore. E quando scende in campo il marketing, come nel caso della giornata internazionale dei biscotti per cani, rasentiamo il ridicolo.

L’eccezione che conferma la regola è la giornata internazione della torta, che si festeggia domani 26 novembre. Sarà pure in odore di marketing però, quella specie di dieta perenne che seguiamo in tanti per mantenerci a puntino, mi permette di infrangerla. Anche se solo con il pensiero.

[Tutte le torte al cioccolato che vale la pena preparare]

Ecco, appunto, a seguire trovate 10 torte. Forse non sono le più buone che si preparano nelle pasticcerie italiane, o forse sì, di sicuro per queste trasgredirei a qualunque dieta anche adesso.

Tra pezzi interi e monoporzioni ho dimenticato qualcosa di irrinunciabile?

1. Torta Giulio

Dove? Pasticceria Knam

Via Augusto Anfossi, 10, Milano Tel. 02 5519 4448

Già, la famosa Torta Giulio, con la griffe del pasticcere teutonico Ernst Knam, che l’ha dedicata a uno dei suoi quattro figli.

I milanesi possono ordinarla puntando il ditino verso lo scintillante bancone della pasticceria omonima, in zona Porta Romana.

La torta resta di una fighezza superiore che trascende ogni età e le epoche storiche, sconsigliata dai dietologi più vertiginoamente competenti ma per una volta ce ne dimentichiamo. Spettacolare guscio di frolla al cacao, ripieno di setoso caramello salato ricoperto da uno strato sensuale di ganache al cioccolato fondente.

2. Torta Caprese

Dove? Pepe Mastro Dolciere

Via Nazionale, 2/4, Sant’Egidio del Monte Albino (SA). Tel. 081 5154151

Non avere ancora provato questa torta al cioccolato e mandorle succinta negli ingredienti e naturalmente priva di glutine è un gesto così gratuitamente autopunitivo che merita una seduta di analisi.

Pare sia nata a Capri negli anni ’50, per errore. Gli anni erano ruggenti, l’isola non dormiva mai, capitava di confondere il cacao con la farina.

[Torta allo yogurt: la ricetta perfetta]

Verità o marketing che sia, la caprese si prepara imbastendo una proporzione alchemica tra farina di mandorle, cioccolato fondente, zucchero, burro e uova. Less is more, dicono quelli che suonano il blues.

3. Delizia al limone

Dove? Sal De Riso

Via Roma, 80 – Minori (SA). Tel. 089877941

delizia al limone

La delizia al limone nasce nel 1978, dalla fantasia immaginifica di un pasticciere e chef di Sorrento che il mondo non ha ringraziato abbastanza: Carmine Marzuillo. Giusto rimarcarlo in quest’epoca di radicale mastercheffismo.

La ricetta consisteva in un pan di Spagna semisferico e miniaturizzato farcito con crema diplomatica al limone di Sorrento, meglio ancora se di Massa, nappato da una glassa aromatizzata al limoncello. Nell’uso comune il limone diventò presto lo sfusato amalfitano, con una buccia ugualmente carica di oli essenziali esplosivi ma un succo meno acre.

Se dici delizia al limone, con buona pace dei sorrentini, dici Salvatore De Riso, pasticciere star che assembla pan di Spagna bagnato il giusto, crema arricchita da un curd di limone e glassatura da campione.

Memorabile per varie ragioni sintetizzabili in una: se non mugolate di piacere vi serve un trapianto di cuore.

4. Torta Setteveli

Dove? Pasticceria Biasetto

Via Jacopo Facciolati, 12, 35126 Padova. Tel. 049 8024428

É il cioccolato addolcito dal cioccolato. Che lascia posto al cioccolato. Che, con sprezzo per i residui scampoli di fegato, cede una volta ancora all’alternanza con il cioccolato. Il piacere è esponenziale: chi vuole smettere di moltiplicare cioccolato per cioccolato?

Volto noto, Luigi Biasetto. E non solo perché “va in televisione”. Gli è che si è ritagliato il suo posto al sole tra i grandi della pasticceria, e non solo in Italia.

Nella sua elegante bottega padovana i risultati si vedono eccome: dalla torta Setteveli al croissant al pistacchio, tutto ha un’aura quasi mistica.

5. Torta delle Quattro Città

Dove? Ristorante Cracco (forse)

Via Victor Hugo, 4 – Milano. Tel. 02 876774

Torta delle quattro città

Trovarla in qualche pasticceria? Naa, difficile. Ho avuto la fortuna di provarla alla presentazione del libro “A qualcuno piace Cracco”, dove l’ex giudice di Masterchef privato da quei cattivoni della guida Michelin della seconda stella, spiegava di aver scoperto questa torta parlando con il super pasticciere Iginio Massari, che raccontava la storia di una torta contesa tra le città di Verona, Vicenza, Mantova e Modena.

[La pasticceria iperrealista: 15 torte che non sembrano quello che non sono]

La composizione è ingegnosa: fondo di frolla ripiena di mandorle e scorze di arance, con una copertura in superficie fatta di vere tagliatelle di pasta all’uovo. Vengono in mente la torta di tagliatelle di Mantova o anche la torta ricciolina emiliana.

Le modifiche apportate alla ricetta origianale da Cracco sono l’aggiunta di fichi e il virtuosismo dello chef: una sottilissima sfoglia drappeggiata al posto delle tradizionali tagliatelle.

6. Torta ricotta e pere

Dove? Sal De Riso

Via Roma, 80 – Minori (SA). Tel. 089877941

torta pere e ricotta

Sal De Riso, già citato per la delizia al limone, guarda gli altri pasticcieri dall’alto del suo nuovo status: due torte presenti in questa lista.

Merito della corrispondenza di amorosi sensi tra due prodotti della costiera sorrentina con pochi rivali, pere e nocciole, unite in questa torta per la prima volta nel 1998.

Uno scrigno di pan di Spagna alle nocciole di Giffoni con all’interno la morbida farcia di ricotta, pere di Agevola e l’aroma dei limoni di Sorrento.

7. Primo amore

Dove? Pasticceria Veneto

Via Salvo D’Acquisto, 8 – Brescia. Tel. 030 392586

torta a cuore iginio massari

Ci sono due tipi di pasticciere famoso. Quello famoso per come si mangia nella sua pasticceria, e quello famoso perché va in tv. Poi c’è Iginio Massari, che è talmente una categoria a parte da avere un fan club, per dire, tappa importante nella costruzione del suo culto.

Qualche anno fa il supereroe Marvel che nella pasticceria Veneto di Brescia fa lievitare le cose con lo sguardo e sussurra ai panettoni, presentò al Salon du Chocolat di Milano, causando i gridolini eccitati delle fan, una torta a forma di cuore con la glassa a specchio.

La composizione è questa: base pan di Spagna inzuppato di cacao e succo d’arancia, mousse al cioccolato fondente amarognolo, cremoso chiaro con amarene sciroppate e una glassa rossa attirasguardi più di un magnete.

8. Torta mimosa

Dove? Solo nei libri di Maurizio Santin, purtroppo.

Non è tanto il numero di banalità che leggo sulla torta mimosa; è il numero di banalità con tono “ora ve la spiego io”, altro che le banalità degli altri. Okay, la mimosa è torta un tantino trash, come una cinquantenne con la frangetta phonata, se ci fidiamo dei dati anagrafici che l’accompagnano.

[La torta al cioccolato con 3 soli ingredienti è una vera magia]

La versione sobria del pasticciere interista Maurizio Santin è organizzata intorno a una struttura portante di pan di Spagna inzuppato con bagna moderatamente alcolica, e farcito con crema pasticciera e panna montata. Questa struttura, glassata, viene poi ricoperta di briciole o cubetti di (altro) pan di Spagna.

Esiste anche una versione ingioiellata, molto pop, farcita con ananas in pezzi e il suo sciroppo. Ma si capisce subito che cerca solo i famosi 15 minuti warholiani.

9. Cassata

Dove? Antico Caffè Spinnato

Via Principe di Belmonte, 107 – Palermo. Tel. 091 7495104

Cassata Spinnato

Vocazione da gran caffè internazionale, con sofisticata sala da tè interna e tavolini nell’aristocratica via Principe di Belmonte, tormentati dai piccioni che si buttano in picchiata per afferrare patatine e olive, Spinnato avrà anche perso l’allure, e pure la specchiata pulizia di un tempo, ma resta immensamente popolare tra i professionisti palermitani e tra i turisti.

Giusto così, non fosse altro che per la cassata.

Se il giudizio si fermasse all’estetica, guardate voi stessi, non la si dovrebbe proprio tagliare. Resta il fatto che averla per le mani e non provarla è un reato. Al netto dell’aspetto poco barocco ma lo stesso ammaliante, spiccano i canditi freschi, morbidi e succosi.

Millefoglie

Dove? Pasticceria De Bellis

Piazza del Paradiso, 56/57 – Roma. Tel. 06 6861480

Andrea De Bellis non ha aperto per caso la sua piccola bottega da pasticciere nella promettente piazza del Paradiso. Era un modo per dirvi che la sue Millefoglie resta tra le poche incrollabili certezze delle nostre mutevoli esistenze.

Ne è talmente convinto il pasticciere romano che ha italianizzato quel capolavoro di pasticceria che è la torta Millefeuille francese, altrimenti detta, dagli americani, dolce Napoleon, da farvi optare per il “Millefoglie Bar”, che vuol dire poter scegliere gli ingredienti per comporre la propria torta a strati.

Sfoglia croccante alla crema, classica, al cioccolato, alla nocciola, o con guarnizioni diverse: frutta secca, candita o fresca, gocce di cioccolata o caffè. La strada per il paradiso (per piazza del Paradiso) è lastricata di monoporzioni di millefoglie made in De Bellis.

Venite a fare il giro delle pasticcerie più alla moda di Londra

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“Ma insomma, io e le mie corna andiamo al nuovo Sweet Tooth Tour”, ebbe a dire la mia amica expat, italiana trasferita a Londra in cerca di lavoro e diversivi, riferendosi agli allegri giri per pasticcerie organizzati da Lynne Staartjes, pasticciera pure lei e ora anche guida turistica sui generis, innamorata delle torte e dei dolci che si fanno a Londra.

[Per queste 10 torte italiane trasgredirei alla dieta anche adesso]

Ora anche Charlie Brinkhurst-Cuff, giornalista di The Guardian, si è imbarcato in uno dei glicemici tour, facendosi portare nelle “bakery” alla moda di Belgravia, elegante quartiere della Central London che si trova nella City of Westminster, con Chlesea, Pimlico e Westminster abbastanza vicini.

Ecco le sue impressioni, fatene buon uso.

R CHOCOLATE

198 Ebury Street Belgravia, Londra.

Come detto il tour si snoda a Belgravia, zona a cui le case bianche e le chiese in pietra regalano un aspetto di elganza sobria, alla scoperta di panetterie, gelaterie e anche di produttori artigianali di formaggio, iniziando da R Chocolate, dove nessuno si vuole privare dei cioccolatini al caramello salato a forma di elefante.

GELATERIA OLOVOGELO

28 Elizabeth St, Belgravia, Londra.

La seconda tappa —ma pensa te— è la gelateria sarda Olivogelo, aperta da Mauro Sanna e sua moglie Nikki. Qui il livello dei prodotti è eccezionale, anche se, visto quanto costano, “certo non ci fanno diventare ricchi”, dice Mauro.

Uno dei gusti migliori è il frozen yogurt al miele amaro, una dolcezza leggermente piccante che non aggredisce il palato.

“Alcuni miei clienti —continua Mauro— si fanno portare a casa il gelato dai servizi di consegna a domicilio,  perché non gradiscono la posizione del negozio, qui a Belgravia. Sono un po’ snob da queste parti..”.

PEGGY PORSCHEN

116 Ebury St, Belgravia, Londra.

Di sicuro gli snob non avranno da obiettare sulla vezzosa pasticceria rosa di Peggy Porschen, dove si trovano i cupcake con le guarniture più belle, confezionati con frutti di bosco.

PIERRE HERME

13 Lowndes St, Belgravia, Londra.

Ma è da Pierre Hermè, il notissimo maestro pasticciere, che si trovano i macaron più buoni, con colori che vanno dal rosa, al verde, all’arancione, scintillanti e iridescenti come perle.

Macaron ai lamponi di Pierre Hermé con petalo

Il gusto più noto è quello alla rosa, lampone e lychee, ma è obbligatorio provare anche cioccolato al latte e frutto della passione oppure gelsomino, essenza di fiori d’arancio e fiore immortale della Corsica, l’Elicriso.

Ce n’è persino uno all’olio di oliva, se i i gusti particolari sono la vostra tazza di tè.

THE FINE CHEESE CO

17 Motcomb St, Belgravia, Londra

Dopo tanti dolci, una tappa salata non può fare male. Per questo si può andare al Fine Cheese, dove Jake e Luke propongono una carrellata di formaggi con pochi rivali a Londra.

[Tutte le torte al cioccolato che vale la pena preparare]

MAITRE CHOUX

15 Harrington Rd, Kensington, Londra

L’ultima tappa del tour è il regno della pasta choux, Maître Choux, vicino alla stazione della metropolitana di South Kensington.

Qui ci si può abboffare di éclair belli come opere d’arte moderne, con disegni geometrici, colori brillanti e decorati con meringhette, perline e foglia d’oro alimentare.

Il modo migliore per chiudere il tour in dolcezza, e anche in bellezza.

[Crediti: the Guardian]

Le migliori pasticcerie d’Italia: siete d’accordo con il Gambero Rosso?

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Veneratori del bigné, fanatici del cioccolato e portatori sani del “secondo stomaco” che si aziona dopo il pranzo della domenica e prima del tiramisù castigatore: questo articolo è per voi.

Prepariamoci a sfogliare, eventualmente a cestinare, la guida “Pasticceri&Pasticcerie 2018 del Gambero Rosso“, ma prima ecco qualche anticipazione.

[Pasticcerie italiane: 20 dolci a cui è inutile resistere]

— La Pasticceria Veneto di Iginio Massari, a Brescia, guida ancora la classifica.

— Le “3 torte”, massimo riconoscimento della guida, arrivata alla settima edizione, passano da 18 a 21 con tre nuovi ingressi: Belle Hèléne – Tarquinia (VT) di Francesca Castignani –prima donna al vertice–; Sciampagna a Marineo (PA) e Antico Caffè Spinnato, a Palermo, con il pasticciere Maurizio Santin alla guida del laboratorio.

E quali sono i fantomatici premi speciali dell’anno? Su tutti svetta il titolo “Novità dell’anno”, assegnato a “Cannavacciuolo Bakery” di Torino: costola e variazione sul tema del ristorante stellato di Antonino Cannavacciuolo.

cannavacciuolo bakery monoporzione

La “Bakery” è affidata alle mani di Kabir Godi, ex chef pasticciere a Villa Crespi, specializzato in riletture di dolci classici in chiave contemporanea: kranz, veneziane, gli inevitabili babà al rum, il pane di San Gaudenzio, specialità locale, oltre al necessario per laute colazioni: brioche e croissant, mignon e biscotteria, oltre a una linea personalizzata di cioccolatini.

Tra i premi speciali quello del “Pasticcere emergente” va al giovane Marcello Rapisardi, che nel 2015 ha aperto una piccola pasticceria tra viale Abruzzi e corso Buenos Aires a Milano. Le specialità seducenti di Pasticceria&Dessert sono le mousse monoporzione.

[Per queste 10 torte trasgredirei alla dieta anche adesso]

Sempre a Milano va il premio per la migliore pasticceria salata, che è la nota Martesana, con il laboratorio guidato da Vincenzo Santoro insieme allo chef Alessandro Comaschi.

Secondo la guida il termometro della pasticceria nazionale segna bel tempo, se tra monoporzioni, barattoli e vasocottura le forme e le tecniche si evolvono, la massima attenzione va comunque al sapore, mentre si riscoprono i dolci classici e locali, alleggeriti e presentati con creatività in una nuova veste.

praline cioccolato, pasticceria ernst knam, milano

Prima di concludere, un bel ripasso di tutti i premiati:

Tre Torte

95

Pasticceria Veneto – Brescia
94

Dalmasso – Avigliana (TO)
93

Biasetto – Padova
Maison Manilia – Montesano sulla Marcellana (SA)

92

Besuschio – Abbiategrasso [MI]
Gino Fabbri Pasticcere – Bologna
Pasquale Marigliano – Nola [NA]
Pasticceria Agricola Cilentana Pietro Macellaro – Piaggine [SA]

91

Acherer – Brunico/Bruneck (BZ)
Nuovo Mondo – Prato

90

Belle Hélène – Tarquinia [VT]
Bompiani – Roma
Cortinovis – Ranica (BG)
Cristalli di Zucchero – Roma
Dolce Reale – Montichiari (BS)
Ernst K Knam – Milano
Rinaldini – Rimini
Sal De Riso Costa d’Amalfi – Minori (SA)
Sciampagna – Marineo [PA]
Caffè Sicilia – Noto [SR]
Antico Caffè Spinnato – Palermo

Premi Speciali

Pasticcere Emergente

Marcello Rapisardi Pasticceria&Dessert – Milano

Miglior Comunicazione Digitale

Pasticceria Marisa – San Giorgio delle Pertiche  [PD]

Miglior Pasticceria Salata

Martesana – Milano

Novità dell’anno

Cannavacciuolo Bakery – Novara

Le migliori Due Torte

89

L’ Arte Bianca – Parabita [LE]
Fabrizio Galla – San Sebastiano Da Po [TO]
Luca  Mannori – Prato
Pasticceria Marisa – San Giorgio delle Pertiche [PD]
Pino Ladisa – Valenzano [BA]
Pasticceria Roberto – Erbusco [BS]

88

Cappello – Palermo
Il Chiosco – Lonigo [VI]
Lombardi – Osimo [AN]
Martesana – Milano
Nuova Pasticceria Lady – San Secondo Parmense [PR]
Pasticceria Palazzolo – Cinisi [PA]
Pasticceria  Pepe – Sant’Egidio del Monte Albino [SA]
Dino Pettenò – Mestre [VE]
Il  Picchio – Loreto [AN]
Volpe – Napoli

87

Alex – Pantigliate [MI]
Antoniazzi – Bagnolo San Vito [MN]
d&g Patisserie – Selvazzano Dentro [PD]
Dolciarte – Avellino
Morlacchi – Zanica [BG]
La Pasticceria – Argenta [FE]
Zizzola – Noale [VE]

86

Acherer Patisserie Chocolatier – Bolzano/Bozen
Busato – Isola della Scala [VR]
Cannavacciuolo Bakery – Novara
Canterino – Biella
Caprice – Pescara
Cavour – Bergamo
Caffè Commercio – Dolo [VE]
Douce – Genova
Farmacia del Cambio – Torino
Marco  Vacchieri Dolci Intuizioni – Rivalta di Torino [TO]
Pasticceria  Moffa – Foggia
La Pasqualina – Almenno San Bartolomeo [BG]
Patalani – Viareggio [LU]
Giovanni Pina – Trescore Balneario [BG]
Sartori – Erba [CO]
Viscontea – Milano

85

ArteSapori – Oggiono [LC]
Avidano – Chieri [TO]
Le Cose Buone – Viterbo
Davenicio – Arzignano [VI]
Di Pasquale – Ragusa
Caffè Europa – Catania
Ferretti dal 1962 – Morro d’Oro [TE]
Gabbiano – Pompei [NA]
Marra Pane Pasticceria  Pausa e Delizie – Cantù [CO]
Morandin – Saint Vincent [AO]
Oriens Bar – Lercara Friddi [PA]
Pannamore – Vasto [CH]
Pansa – Amalfi [SA]
Pavè – Milano
Piccola Pasticceria – Casale Monferrato [AL]
La Portineria – Roma
Regina di Quadri – Bologna
Sebastiano Caridi – Faenza [RA]
Sirani – Bagnolo Mella [BS]
Verga – Giussano [MB]
Zanarini – Bologna

[Crediti | Gambero Rosso]

Milano: come sarà la nuova pasticceria di Iginio Massari

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Puoi essere un pasticciere famoso per come si mangia nella tua pasticceria, o perché vai spesso in tv. Oppure puoi essere Iginio Massari.

Talmente una categoria a parte da avere un fan club, tappa fondamentale nella costruzione del suo culto. Che se permettete, ha qualcosa in più rispetto a quello dei cuochi rockstar con ciuffi e tatuaggi, frangette e maniche arrotolate: la sacralità che a loro manca (tolto forse Massimo Bottura).

[Panettone fatto in casa: Iginio Massari spiega i 5 errori da non fare]

Chissà se entrando nel suo nuovo locale, come avviene già per la pasticceria Veneto di Brescia –appena valutata la migliore d’Italia dal Gambero Rosso–, si avrà l’impressione di assistere più a una funzione religiosa che a una esposizione di dolci.

Già, perché ora, oltre al periodo –febbraio 2018– conosciamo anche il posto in cui Iginio Massari aprirà la sua seconda pasticceria, a pochi passi da piazza Duomo.

Sarà nella centrale Via Marconi, angolo Piazza Diaz, al piano terra  di una delle sedi di Intesa Sanpaolo, appena ridisegnata e arredata secondo il nuovo «layout di filiale».

[A Napoli vendono panettoni tarocchi di Iginio Massari]

Massari, l’uomo che sussurra al panettone, il presidente onorario dell’Associazione Maestri Pasticceri Italiani, membro del blasonato Relais Dessert, asso pigliatutto, bibbia vivente della pasticceria, porterà con sé a Milano i meravigliosi bignè, le torte, e gli altri dolci che lo hanno reso celebre.

A cambiare sarà invece la formula, che per la prima volta vedrà collaborare un pasticciere con una banca.

Pastéis de Belem è il locale con più recensioni su TripAdvisor nel 2017

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Quale ristorante ha ottenuto più recensioni su TripAdvisor nel 2017?

Prima sorpresa: non è un ristorante ma una pasticceria. Poi, non si trova a Londra, la metropoli più recensita del mondo, bensì a Lisbona, in Portogallo. Il suo nome è Pastéis de Belem, capace di mettere insieme quest’anno oltre 10.000 recensioni, un’enormità.

Il pezzo forte, al punto di dare il nome alla pasticceria, sono proprio i “Pastéis de Belen”, pasticcini portoghesi a base di pasta sfoglia farciti con crema all’uovo aromatizzata alla cannella e poi cotti al forno, dove si forma un goloso strato caramellato superficiale.

[TripAdvisor: non contento di aver portato al 1° posto di Londra un ristorante mai aperto, lo apre davvero]

A Lisbona si trovano ovunque, dalle pasteles (pasticceire) alle padaria (panetterie) fino ai semplici bar, e in genere non costano più di 1 euro.

Da 180 anni nel quartiere di Belem, alla foce del Tago, pochi chilometri dal centro città, tra musei, magazzini navali e piccole tasca –le trattorie tipiche della città– Pastéis de Belem non si è limitata a collezionare il numero più alto di recensioni del 2017, ma nella maggior parte dei casi ha ottenuto pareri positivi, con giudizi che vanno da “eccellente” a “un’esperienza da non perdere”.

[La torta al cioccolato del Landeau Cafè di Lisbona]

La crostata, descritta per lo più come “paradisiaca” è tra i dolci più richiesti, ma i pastéis, grazie alla “pasta sfoglia burrosa” e al ripieno di crema aromatizzata alla cannella, rappresentano la vera attrazione della festa, specie se accompagnati da una tazza di caffè caldo.

[Portogallo: nessuno conosce la ricetta dei krapfen “più buoni del mondo”]

Leggenda vuole che la ricetta dei pasticcini risalga al monastero dos Jeronimos, eretto sempre nel quartiere di Belém. A metà Ottocento, chiusi i monasteri a causa della rivoluzione liberale portoghese, i monaci per mantenersi iniziarono a vendere i loro pasticcini nei dintorni.

Al di fuori dalla zona di Belém i dolcetti sono noti con il nome di Pastéis de Nata (pasticcini alla crema).

Ma è possibile che i frequentatori di TripAdvisor non abbiano trovato niente da ridire sulla Pastéis de Belem?

Un aspetto negativo c’è anche nella pasticceria di Lisbona, dove nelle stagioni di punta la coda è quasi sempre  chilometrica. Ma sono problemi che vorrebbero avere in molti, non solo il locale più recensito del 2017 su TripAdvisor.

[Crediti | Cosmopolitan]

Cannoli siciliani: meglio Dattilo o Piana degli Albanesi?

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Meglio la ricotta grezza, o comunque poco lavorata? Meglio invece quella zuccherata, magari con l’aggiunta dei canditi? Oppure solo con le gocce di cioccolato? Ore di discussioni su quali siano i migliori, e poi, nel fine settimana, i palermitani si mettono in auto alla volta di Dattilo o Piana degli Albanesi.

Obiettivo? Ma i migliori cannoli siciliani, ovviamente.

[Cannoli: ricetta autenticamente siciliana]

Intendiamoci, il capoluogo non snobba i cannoli locali, ma per una bagno di autenticità i palermitani sanno di doversi spostare nei dintorni, dove si trova il meglio. Sono cannoli che portano il nome del luogo in cui si preparano, scegliere gli uni o gli altri rafforza amicizie o divide per generazioni, crea caste e sub-caste, rimanda a visioni della vita incompatibili tra loro come Pd e M5S.

Meglio Dattilo o Piana degli Albanesi?

DATTILO (EUROBAR)

Dove sarà mai questa Dattilo?

Frazione di Paceco, da cui dista nove chilometri circa, in provincia di Trapani. Paesino che fa da spartiacque tra città e campagna, una parrocchia, nessuna banca, una farmacia. Seicento abitanti, forse meno. Trecento edifici circa, uno dopo l’altro, singoli e a un piano, costeggiano la strada insieme ai marciapiedi.

Le facciate chiare marcano la sensazione di secco e arso, i tetti piatti riflettono gli impietosi raggi del sole, se in Sicilia ci fosse il deserto, probabilmente si troverebbe qui. Dove regna il nulla del fruttivendolo ambulante o del finestrino rotto di un’auto parcheggiata da una vita. Ma dove si trovano i cannoli siciliani dell’Eurobar.

Quando arrivate sul posto le indicazioni del navigatore non servono, lo trovate sulla strada. Il rum da pasticceria profuma l’interno. Esposte in vetrina ci sono pesche e patate, che non sono né frutti né ortaggi, ma dolci che ne ricordano forme e colori. Mancano invece i cannoli. Come perché? Su, non fate i dilettanti, i cannoli di Dattilo (come tutti quelli seri) vengono riempiti al momento.

[L’Euro bar spedisce i cannoli di Dattilo, questo post può cambiarvi la vita]

Il titolare è un uomo di mezza età, senza capelli ma con l’orgoglio che riempie lo sguardo. La madre è una donna ancora giovane, che se ne sta quasi sempre nel retrobottega, poco tentata da eventuali storytelling.

Quanto ai clienti, per lo più palermitani, hanno in comune una cosa: il dubbio. Quanti cannoli comprare, o meglio: quanti da mangiare sul posto e quanti da portare via. Sembra una banalità, ma il numero consono è un cruccio vero per chi viene all’Eurobar, in cui s’ingarbugliano coppie, gruppi e persone di ogni età.

Che dubbi sulla bontà dei cannoli, però, non ne hanno, visto che li sbranano con tutta la goduria di questo mondo.

A noi ne basta uno, per capire com’è il cannolo di Dattilo: 200 grammi in tutto (30 di guscio e 170 di ricotta) presentato su un vassoio dopo essere stato riempito all’impronta.

Cialda impastata con aceto e olio di oliva, fritta nello strutto e spolverata di zucchero a velo senza risparmio. La frittura non lascia sapori, la scorza, croccante e sottile, è piena di piccole bolle. L’aspetto è tentatore, insomma.

Alle estremità, dalle bocche generose, prorompe una ricotta grezza più che mai, fatta in zona Segesta e condita con gocce di cioccolato nerissime, appena zuccherata e poco sapida.

Meno famoso ma spesso paragonato al cannolo di Dattilo, è quello di Napola, frazione del comune di Erice, che da Dattilo dista di pochi chilometri.

Nei cannoli siciliani di Napola, dalla ricetta segretissima, le bolle sono vaporose, la scorza più tenace, forse troppo, a tratti pure un po’ dura. Per contro la ricotta è dolce e saporita, sebbene poco lavorata. Il sapore delle gocce di cioccolato si sente meno. Costano due euro l’uno.

PIANA DEGLI ALBANESI (Hora e Arbëreshëvet)

Arrivati in questo curioso angolo di Sicilia non si può fare a meno di notare la doppia lingua delle insegne. L’italiano (è ovvio, direte), e un idioma antico: albanese pre-ottomano. Gli anziani della piazza lo parlano con tanta naturalezza che viene da pensare a un dialetto siculo.

[Guida completa ai cannoli siciliani superstar dell’estate]

Ma un dialetto non è. È la lingua che non parlano più neanche in Albania, ormai, ma in questo posto sì, e da seicento anni. Per i residenti è la lingua più dolce del mondo.

Quanto ai cannoli, loro restano cannoli in tutte le lingue (menomale), e andarsene a Piana senza mangiarli, significa non esserci stati.

Il profumo che si respira nella prima piazza, presidiata dagli anziani del paese e da un nugolo di moto parcheggiate, non dà adito a dubbi: è strutto fritto, è il profumo dei cannoli siciliani fatti in casa.

Nella piazza infatti c’è il laboratorio dell’ExtraBar, il primo bar che s’incontra a Piana, ma identico profumo arriva dal bar Cuccia, dal bar Di Noto, dall’Antico bar dello Sport.

Nel laboratorio s’impastano le cialde con farina, strutto, vino e uovo nella giuntura. Alle estremità dei cannoli si trovano le enormi bocche colme di ricotta setacciata con zucchero e miele. La ricotta è locale, proviene dai pascoli dell’unico monte che si vede dal centro del paese alzando lo sguardo.

Ne vengono fuori cannoli dal peso medio di 180 grammi, ma che, credeteci, possono raggiungere anche due chili.

Il costo varia con il peso. Spendete comunque a cuor leggero perché come si dice a Palermo “beddi i cannola di cannaluari, e biniditti su spisi li dinari.”

GIUDIZIO FINALE

Vince Piana degli Albanesi. Senza discussioni.

I cannoli di Dattilo hanno un aspetto irresistibile, gli snob che storcono la bocca se la ricotta è troppo dolce e il fritto della scorza marcato, li preferiscono. È paradossale, visto che parliamo di cannoli, ma sono per chi è misurato anche negli eccessi.

[Non sono disposta a discutere la schiacciante superiorità della pasticceria siciliana]

Ma non c’è snob che tenga. Fritto e dolcezza sono requisiti dei cannoli siciliani autentici e fatti a regola d’arte. Per questo preferiamo i cannoli di Piana. Okay, chiamatela passione per il fritto, insana e un po’ kitch, ma che dà molto piacere.

Come la farcia di ricotta da pasticceria, della cui dolcezza, come tutti i kitschisti, un po’ ci vergognamo. Ma come si gode!


La pasticceria di Iginio Massari apre a Milano il 14 marzo

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“Sai che c’è di strano? Che Massari si apre una pasticceria in banca” Lo si diceva dallo scorso dicembre, più o meno con questo tono, stupiti che il buon Iginio, maître dei maître patissier italiani, inaugurasse un New Deal gastronomico che varrebbe la pena d’esser studiato, mettendosi a fare bignè tra gli sportelli di Intesa, a Milano, in via Marconi, all’angolo con piazza Diaz.

Ora sappiamo di più, molto di più, di questa avventura intrapresa dal 75enne, austero quanto telegenico, di nuovo su Sky Uno (dal 5 marzo) con la seconda stagione di The Sweetman e poi, dal 21 aprile, in onda con lo spin-off del programma, Iginio Massari The Sweetman Celebrities, dove prevedibilmente vedremo Mara Maionchi dire parolacce contro la panna impazzita.

[Milano: come sarà la nuova pasticceria di Iginio Massari]

Sappiamo, per esempio, che la nuova pasticceria aprirà il 14 marzo, e che per allora la centralissima filiale di Intesa Sanpaolo avrà un layout (detto con mignolo e sopracciglio alzato) irriconoscibile: per l’occasione si è scelto lo champagne dalla gamma dei Pantone e per agevolare la curiosa commistione tra finanza e crema chantilly, senza rendere il fatto drammatico, gli ingressi saranno due, indipendenti.

All’interno ci sarà il laboratorio a vista e si consumerà rigorosamente in piedi. Sì, ma cosa?

Brioche, monoporzione, 12 tipi di pasticcini mignon, e una decina di salatini. Poi cioccolatini, tartellette, semifreddi e l’irrinunciabile panettone che no, non si mangia solo a Natale e che dello stesso Massari è diventato un marchio di fabbrica.  E un lievitato dedicato alla città, a base di zenzero e ananas, che “Vuole richiamare l’energia tipica di chi abita qui e ricordare il sole, molto amato da chi, come me, vive nella nebbia per buona parte dell’anno”, ha spiegato il pasticcere al Corriere.

[Ricetta e segreti per fare in casa il panettone di Iginio Massari spiegati da Iginio Massari]

Dopotutto per Massari, presidente onorario dell’Associazione Maestri Pasticceri Italiani, questa è la prima apertura milanese; il dolce inedito diventa una sorta di “omaggio” al luogo che lo ospita, e a pochi passi dal Duomo per di più, dopo tanti anni di onorato lavoro a Brescia, alla celebre pasticceria Veneto.

Ecco, rispetto a Brescia la selezione di pasticcini sarà leggermente ridotta (là ce ne sono 130), affiancata a un’ampia proposta di torte da forno, ma siamo certi che qualche milanese riscoprirà il piacere del cabaret di paste e si disaffezionerà all’home banking.

Aggiungeteci che presto la pasticceria-filiale inaugurerà un dehors: già ci immaginiamo l’attesa del turno allo sportello, il numerino dimenticato, alleggerito dal peso del croissant.

[Crediti | Il Corriere ]

Iginio Massari: dentro la nuova pasticceria di Milano

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È noto come il pasticcere dei tituli, Iginio Massari. Per elencare premi e tributi servirebbe una settimana di ferie, se non ci credete curiosate nella sua biografia.

Ha un fan club (un fan club!) con migliaia di iscritti, i colleghi lo venerano, le file per comprare il suo panettone si allungano ogni anno, è talmente carismatico che riesce a dare un senso anche a Masterchef.

[Iginio Massari ha un fan club: cronaca sbalordita di un raduno]

E ormai mancano pochi giorni all’apertura della sua pasticceria a Milano, peraltro la prima del mondo all’interno di una banca: la gigantesca filiale di Banca Intesa in piazza Diaz, angolo via Marconi.

[La pasticceria di Iginio Massari apre a Milano il 14 marzo]

Per la prima volta Massari, 75 anni, che negli ultimi anni il tubo catodico della tivù, in pratica ormai un canale digerente, ha definitivamente consacrato al ruolo star, esce dalla mitica pasticceria Veneto di via Salvo d’Aquisto, aperta a Brescia nel 1971.

Comunicaffè ha anticipato alcune delle sorprese che troveremo.

La pasticceria che aprirà il 14 Marzo, di cui vedete qualche immagine, avrà una doppia vocazione.

Da una parte sarà un mondo asettico e ordinato: 120 metri di spazio più altri 30 di dehors con servizio al tavolo, laboratorio a vista, vetrine minimaliste con affaccio diretto sulla strada, pavimento in legno scuro e meraviglioso bancone in marmo color champagne con esposizione di brioche, monoporzioni, 12 tipi di pasticcini mignon, cioccolatini, tartellette, semifreddi, colombe, bussolà (tipico dolce veneto) e l’irrinunciabile panettone.

[Ricetta e segreti per fare in casa il panettone di Iginio Massari spiegati da Iginio Massari]

Oltre a questo alcune proposte salate, i panettoni gastronomici e le focacce farcite.

La prima cosa che viene in mente sono le gallerie d’arte con i dolci, molti dei quali in arrivo dalla sede di Brescia, esposti e illuminati come oggetti preziosi. Una pasticceria caffetteria moderna e sempre aperta (dalle 7.30 del mattino alle 20, 7 giorni su 7) seguita in prima persona da Massari insieme ai figli Debora e Nicola, che una volta a regime darà lavoro a 25 persone.

Il progetto dall’architetto Andrea Stramigioli prevede l’impiego di materiali preziosi, vetrine innovative, linee pulite e forti contrasti di colori, con un intreccio di lampade sul soffitto in materiale riflettente per creare un’illuminazione originale.

Ma oltre a questo si farà sentire la collaborazione con Banca Intesa, che sarà molto attiva nell’organizzare eventi con la partecipazione del pasticcere bresciano.

[Milano: come sarà la nuova pasticceria di Iginio Massari]

Ma oltre a questo si farà sentire la collaborazione con Banca Intesa, che sarà molto attiva nell’organizzare eventi con la partecipazione del pasticcere bresciano.

[Crediti | Comicaffè]

La pasticceria di Iginio Massari a Milano è già aperta

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Sorpresa! Verrebbe da dire: sapessi com’è strano trovare già aperta la pasticceria di Iginio Massari a Milano.

Da lettori assidui di Dissapore quali siete sapete già (anche perché se n’è parlato oggi) che Massari, l’uomo che sussurra al panettone, il presidente onorario dell’Associazione Maestri Pasticceri Italiani, bibbia vivente della pasticceria, aprirà una pasticceria a Milano, d-day fissato per il 14 marzo.

Pasticceria unica nel suo genere, non solo in quanto nuova avventura imprenditoriale del solo pasticciere italiano dotato di fan club, ma anche perché approda in una banca per la prima volta in Italia.


Proprio così, visto che la pasticceria di Iginio Massari apre le porte all’interno della filiale Intesa Sanpaolo di via Marconi, angolo Piazza Diaz (siamo nel cuore di Milano, a due passi dal Duomo).

[Iginio Massari: dentro la nuova pasticceria di Milano]

Ma le sorprese non sono finite, come si diceva.

Per l’incontenibile gioia di tutti i supporter milanesi del pasticciere membro del blasonato Relais Dessert, la pasticceria è già aperta per il cosiddetto assestamento, un periodo necessario per mettere a punto il funzionamento del locale.

Non è disponibile tutto l’assortimento, che come vi abbiamo detto punta forte su monoporzioni, mignon, tartellette, semifreddi, colombe e bussolà (tipico dolce veneto).

[La pasticceria di Iginio Massari apre a Milano il 14 marzo]

Ma quel che c’è, ben inserito nei 120 metri di spazio con laboratorio a vista, vetrine minimaliste pavimento in legno scuro e bancone in marmo color champagne, basta e avanza per pregustare tutta la magia di Massari.

Anche i prezzi, segnalati da Scatti di Gusto, non sembrano aver spaventato troppo i primi avventori.

Caffè Hausbrandt: 1,20 €;
Brioche: 1,50 €;
Cannoncini alla crema o allo zabaione: 1,50 €;
Macaron: 1,80 €;
Cioccolatini: 90 € al chilo;
Monoporzioni: 7 € o 70 € al chilo in caso di asporto;
Biscotti da tè: 1 €;
Torte: 55 € al chilo;
Colombe di Pasqua: 45 €.

Nel frattempo, incontenibile, è partito l’entusiasmo su Instagram:

Anche oggi, la dieta inizia domani… #iginiomassari

Un post condiviso da Nicola (@be_nicola) in data:

#iginiomassari #food #foodporn #picoftheday #red

Un post condiviso da Ninjaco (@velp_team) in data:

[Crediti | Eat it Milano, Scatti di Gusto, Rosa Velletta]

Sapessi com’è strano trovare la pasticceria di Iginio Massari in banca a Milano

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Dimenticate gli ambienti austeri e funzionali della pasticceria Veneto di Brescia, la sola in cui Iginio Massari abbia mai esercitato la sua ben nota arte pasticciera.

Fino a OGGI.

Già, perché OGGI –14 marzo–, il buon Iginio, maître dei maître patissier italiani, inaugura un new deal gastronomico che varrebbe la pena d’essere studiato: si mette a far torte, monoporzioni e colombe tra gli sportelli di Banca Intesa, a Milano, in via Marconi, all’angolo con piazza Diaz.

[La pasticceria di Iginio Massari a Milano è già aperta]

Una cosa del genere in Italia non l’avevamo ancora vista. Ma sentita sì, eh, a meno che non abbiate passato l’ultima settimana su un asteroide. Noi stessi ve ne abbiamo parlato molto, e non contenti, ci siamo appena tornati per riservare al re dei pasticcieri un’accoglienza degna.

Okay, non sarà come quella che gli hanno tributato ieri sera chef star come Andrea Berton e Alessandro Borghese, oppure i colleghi dell’Ampi (Associazione Nazionale Pasticcieri Italiani), che disposti su due file hanno salutato l’arrivo di Massari in modalità sobria –tipo boys quando Wanda Osiris scendeva le scale– ma abbiamo fatto il possibile.

[Iginio Massari: dentro la nuova pasticceria di Milano]

E ora vi raccontiamo che effetto fa spizzicare i dolci di Massari dentro una banca.

Lo smarrimento non è poco. Alla cassa c’è una coda che si affronta solo con il supporto motivazionale dei bigné in vetrina: abbiamo visto gente arrendersi, abbiamo preso il loro posto.

Si fa lo scontrino prima di ordinare, cosa necessaria, dato il marasma, e si consuma in piedi sui tavolini sparsi per il locale, grande, luminoso, minimalista.

[La pasticceria di Iginio Massari apre a Milano il 14 marzo]

E si osserva straniti la parete trasparente: di là c’è una banca, enorme, con divanetti, gente che fa prelievi e attende il proprio turno in code meno promettenti.

La filiale ha un ingresso a parte, ma è collegata alla pasticceria da una porta, che se aperta incanala direttamente verso gli sportelli automatici.

Gli spazi sono suddivisi in modo da lasciare a metà —tra banco e banca— l’area caffetteria. Il caffè non è niente di che, se costa 1,20 euro dev’essere perché qualcuno ha capito —giustamente— che l’edonismo pro-Instagram di una foto con la tazzina griffata Massari va pagato.

L’offerta è varia, come si dice, ma ancora con assortimento limitato. Tradottgo: troverete sempre mignon (1.50 euro) e monoporzioni (7 euro), ma non aspettatevi la varietà della sede bresciana: oggi, per esempio, c’erano 6 monoporzioni diverse tra cui scegliere e una decina di pasticcini diversi.

Tante invece le gelatine di frutta (1 euro al pezzo), meno i frollini (anche in questo caso, 1 euro al pezzo, che è tanto) e qualche torta che troneggia nel banco frigo in attesa di qualcuno che si accolli, piacevolmente si capisce, la spesa.

La pasticceria è aperta da poco, sono indizi da prendere con le molle, ma la regola generale sembra essere questa: pochi tipi di dolci, esposti in abbondanza, tutti con il marchio di fabbrica Iginio Massari impresso su cioccolato.

[Iginio Massari spiega i segreti del suo lievito madre] 

La mini-sacher ai lamponi, ad elevato tasso di riconoscibilità, è molto richiesta, perché il look seduce o perché nella “versione di Iginio” è già famosa.

Squisita, anche se deve piacere il genere: è intrisa di alcol come poche e la confettura di frutta, poco dolce, sparisce sotto il peso del fondente e del pan di spagna zuppo.

Diciamo, con rispetto e sottovoce, che la sacher ai lamponi di Gianluca Fiorino de La Portineria di Roma, già allievo di Massari, è persino più buona.

Le tartellette alla frutta sono di una perfezione quasi fastidiosa: la crema vale da sola i 7 euro del prezzo, generosa in vaniglia e integra, dal primo all’ultimo morso. La frolla non si sfalda come avviene di solito, picco di dolce non pervenuto. Irrinunciabile se venite qui.

[Iginio Massari al Balzer: anche Bergamo avrà la sua dose del super pasticciere]

Buone sia le gelée di frutta che i macaron (1.80 euro cadauno); quello al pistacchio ha una ganache tanto intensa da ricordare le creme spalmabili fatte interamente di frutta secca.

Se volete andarci, specie ora che la Pasqua si avvicina ed è tempo di colomba (40 euro al chilo, che sarà mai…), tenete presente che la pasticceria è aperta dalle 7.30 alle 20, con orario continuato.

Vi suggeriamo caldamente gli orari più improbabili.

Guida sentimentale alle 13 migliori pasticcerie di Parigi

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Altro che innamorati, Parigi è per gli affamati.

Ve lo andiamo detto, ridetto e detto ancora una volta che Parigi è sempre stata e sarà per sempre la meta preferita per chi ama i dolci.

Da quando Marie-Antoine Careme inventò dolci paradisiaci come il croquemboche, la piramide di bignè ricoperti da una lava di caramello, la millefoglie e varie altre meraviglie tutt’oggi apprezzate.

[Guida sentimentale ai migliori 30 dolci delle pasticcerie di Parigi] 

Oggi poi le pasticcerie parigine si stanno superando, la scena è in ebollizione, tra vetrine traboccanti di pani dolci, piramidi di macaron variopinti, scalate di strati di millefoglie e discese dalle vette di profiterole.

Aggiorniamo la nostra guida sentimentale alle pasticcerie di Parigi con il contributo fondamentale di Bloomberg, segnalandone 13 che dovete perdere per nessuna ragione al mondo se state per andare a Parigi. Anche se avete messo nel vostro radar personale un prossimo viaggio nella capitale francese.

13. Ble Sucré

7 rue Antoine Vollon, 12° arrondissement

Per chi ama le delicate madeleine francesei, dolcetti fatti con un semplice impasto di farina, zucchero, burro, uova e aroma di limone, allora Ble Sucré è il posto giusto.

Qui, Fabrice Boudrat, pasticciere cresciuto in un ristorante tre stelle Michelin, sforna delle Madeleine che farebbero resuscitare persino Proust.

La glassa leggera, al limone, aggiunge un tocco geniale alle madeleine. Ma anche i croissant sono apprezzatissimi, fragranti e burrosi come i veri croissant francesi sanno essere.

12. Mokonuts

5 rue Saint-Bernard, 11° arrondissement

In una bottega affascinante nel quartire della Bastiglia, i coniugi Omar Koreitem e Moko Hirayama servono un menu semplice, fatto in prevalenza di piatti mediorientali, tra cui il tabulè.

[Macaron, Saint-Honoré, Paris Brest: le migliori pasticcerie di Parigi, dolce per dolce]

I biscotti al cioccolato sono i preferiti di Daniel Humm, chef e proprietario del ristorante Eleven Park Madison di New York, numero uno della 50 Best Restaurants 2017. “Sono l’esatto opposto dei dolci parigini che immagina la gente”.

Sfornati tutto il giorno, i biscotti ricoperti di cioccolato fuso sono sempre morbidi e fragranti.

11. Angelina

226 rue de Rivoli, 1st arrondissement

La pasticceria Angelina, con il suoi interni stile Belle Époque, è famosa per una delle cioccolate calde più dense e ricche di Parigi.

Come anche per un imperdibile Mont Blanc.

È un delizioso contrasto di consistenze, con la giusta dolcezza: le palline di meringa croccante e panna montata sono guranite con riccioli di crema alle castagne con un motivo che ricorda un nido d’uccello.

10. Poilâne Bakery

8 rue du Cherche-Midi, 6° arrondissement

Poilâne è rinomato per le tipiche sfoglie di pane, contrassegante da una elegante “P”, ma il meglio sono le torte di mele: semplici ma incredibilmente burrose, fatte con una pasta sfoglia esente da difetti, mele e zucchero.

E anche la misura è perfetta, ci sta giusta in mano”.

9. Jean-Paul Hévin

231 Rue Saint Honoré, 1° arrondissement

Oggi Jean-Paul Hévin, che ha affinato il mestiere di cioccolatiere in Giappone, è noto per la raffinatezza e l’originalità delle sue creazioni.

Impossibile non amare in particolar modo il Pomme de terre, un’insolito dolce a base di ganache al cioccolato racchiusa in uno strato di marzapane tostato, a cui è stata data la forma di una patata, che contiene anche scorze d’arancia, uva e un goccio di alcol.

8. Sebastien Gaudard

1 rue des Pyramides, 1° arrondissement

Sebastien Gaudard, alunno di Fauchon, il pasticciere che ha dato vita a uno dei marchi francesi più noti nel mondo, è tenuto in grande considerazione dai principali critici gastronomici francesi.

Alcuni trovano il suo stile un po’ austero, in realtà è soprattutto molto parigino.

Solo i migliori ingredienti, gusti semplici e colori naturali”.

[A Parigi, in tutti quei posti dove un gastrofissato vorrebbe andare]

Come nel dolce migliore proposto dalla pasticceria, Le Mussipontain, a base di meringa, crema alla vaniglia e mandorle caramellate, ideato dal padre di Sebastien, Daniel.

7. Du Pain et des Idées

34 Rue Yves Toudic, 10 ° arrondissement

Da quando ha aperto nel 2002, questa semplice panetteria di quartiere è evoluta in uno dei principali punti di riferimento di Parigi per il pane e i lievitati.

Si trovano anche croissant a forma di chiocciola, gli Escargot, i cui ripieni cambiano periodicamente ma di cui il più famoso, come dice Christophe Vasseur, il titolare, è quello al pistacchio e cioccolata.

Una crema morbida e una pasta burrosa che si completano a vicenda. Un piacere peccaminoso.

6. La Patisserie Cyril Lignac

2 rue de Chaillot, 16th arrondissement

“Vado a Parigi tre volte l’anno, e ogni volta vado in questa pasticceria in rue de Chaillot”, dice Tom Aikens, il più giovane chef inglese premiato con la stella Michelin e oggi al centro di un piccolo impero internazionale della ristorazione, del locale parigino che ormai ha cinque punti vendita.

Oltre a croissant freschi, baguette e pain au chocolat, ci sono mille altre prelibatezze.

Il dolce più celebre, Equinoxe, firmato da Cyril Lignac e Benoît Couvrand, è composto da una leggera crema alla vaniglia, con un centro di caramello salato su una base croccante di biscotti Speculoos, tutto rivestito con una elegantisima glassatura grigia decorata da tre gocce rosse.

5. Stohrer

51 Rue Montorgueil, 2nd arrondissement

Nicolas Stohrer era il pasticciere di Luigi XV e la pasticceria è la più antica di Parigi, fondata nel 1730. Non per nulla i dolci sono classici che riflettono secoli della tradizione fancese.

Uno dei più celebri è il Puit d’Amour, il pozzo dell’amore, una base di sfoglia guarnita con crema pasticciera alla vaniglia bourbon e una glassa al caramello.

È un dolce cremosissimo, molto old-fashioned e molto francese, che vi raccomandiamo di provare il più presto possibile.

4) La Pâtisserie des Réves

93 Rue du Bac, 7th arrondissement

Aperta nel 2009 sul lato sinistro della Senna, la Pâtisserie des Réves, una delle più stilose della città, incanta i passanti con i dolci esposti da Philippe Conticini nelle loro eleganti confezioni.

Secondo Fabian von Hauske, già addetto ai dessert del Noma di Copenaghen prima di aprire due locali a New York, la Saint Honoré di Conticini è il miglior dolce di tutti i tempi.

[Patisserie des Rêves: a Milano la pasticceria dei sogni]

Composta da uno strato di sfoglia croccante, inframezzata da crema Saint Honoré e sormontata da golosi bignè caramellati, la torta, secondo von Hauske, deve il successo alla crema pasticciera contenuta nell’interno “la migliore che abbia mai assaggiato”.

3. Pierre Hermé

4 Rue Cambon, 1st arrondissement

“Il Picasso della pasticceria”. Così è chiamato Pierre Hermè dai suoi molti fan, che vanno matti per il dolce chiamato Plaisir Sucré: una bellissima dacquoise (biscotto meringato con farina di frutta secca) composta nocciole, sottile wafer di cioccolato al latte, ganache di cioccolato al latte e crema di cioccolato al latte.

La perfezione assoluta per consistenza, equilibrio e dolcezza. Non è un caso se Pierre Hermè ha cambiato il mondo della pasticceria in Francia.

2. Le Meurice

228 rue de Rivoli, 1st arrondissement

Le meravigliose creazioni di Cèdric Grolet hanno riscosso così tanto successo all’Hotel Meurice che il talentuoso pasticciere ha aperto una vera pasticceria all’interno dell’hotel.

[Cédric Grolet potrebbe essere il prossimo pasticciere migliore del mondo]

Uno dei primi estimatori di queste delizie è Dominique Ansel, l’inventore del “cronut”, un misto tra un croissant e un donuts, letteralmente entusiasta delle “bellissime” creazioni del giovane Grolet, ispirate alla frutta fresca o anche secca.

Uno dei dolci più apprezzati è Le Citron Vert, con una pelle esterna del tutto simile a un limone, con tanto di stelo e foglie, farcito di mousse al lime e una noce di marmellata di lime e dragoncello al centro.

“Quando ero da Fauchon a Parigi, anni fa, ho assunto Cedric nel nostro gruppo, ed è meraviglioso vedere come lui sia cresciuto e come stia esplorando il mondo dei dolci”.

1. Odette

77 rue Galande, 5° arrondissement

Il celebre chef-imprenditore giapponese Nobu Matsuhisa, titolare di Nobu, locale molto a Milano, ha aperto il suo primo ristorante a Parigi nel 2016, circa vent’anni dopo quello di Londra, e lo ha fatto quando si è letteralmente innamorato dei bignè di Odette, la pasticceria che si trova in una pittoresca via del Quartiere latino.

“Nonostante sia un dolce tipicamente francese, è ormai popolare in Giappone da molto tempo, e gli chef giapponesi hanno provveduto a riadattare la ricetta classica”, dice Nobu.

E Nobu non è il solo a subire il fascino dei bignè di Odette: rotondi, invitanti e dorati, sono riempiti con ogni tipo di crema, da quella classica alla vaniglia alla versione al cioccolato, fino ad arrivare alle praline più sfiziose, come quella al pistacchio e al tè verde.

“In fondo è un dolce semplice – dice Nobu – ma ogni volta che lo provi è una nuova esperienza”.

[Crediti | Bloomberg]

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